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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA OSCAR LUIGI SCALFARO ALL'INAUGURAZIONE DELL'ANNO SCOLASTICO 1998/99




Roma, Scuola Elementare "Principe di Piemonte"

Sintesi

La mattina del 10 settembre 1998, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro è intervenuto alla cerimonia d'inaugurazione del nuovo anno scolastico, che si è svolta nella scuola elementare "Principe di Piemonte" di Roma. Dopo gli interventi del Direttore didattico dell'istituto, prof. Silverio Ceccarelli, e del Ministro della Pubblica Istruzione, on. Prof. Luigi Berlinguer, i giovanissimi musicisti dell'orchestra "Suzuki" di Torino si sono esibiti in un applauditissimo concerto di archi. Al termine, il Capo dello Stato ha preso la parola.
Caro Ministro, a tutta la scuola italiana, auguri, perché comincia un nuovo anno scolastico, ha esordito il Presidente Scalfaro.
E ha proseguito: Auguri! Il primo augurio penso di farlo agli insegnanti.
Conosciamo le vostre fatiche, le delusioni e le attese.
Io, fra i precedenti della mia vita politica, ho anche una presenza al Ministero della Pubblica Istruzione, quando assommava tutto, anche il settore dell'arte.
C'è bisogno di fare strada: molta!
Lo aveva sottolineato, nel suo indirizzo di saluto, il Direttore didattico del "Principe di Piemonte", che aveva parlato dei problemi della scuola e del momento di transizione che essa sta attraversando. E il Presidente Scàlfaro aveva preso lo spunto per alcune considerazioni: Quando l'ho sentita parlare di transizione, ho pensato a quando io, a 27 anni - perché, non sembra ... Ma li ho avuto anch'io i 27 anni ! - sono entrato all'Assemblea Costituente. Gli anziani hanno detto: "Giovani, incomincia un tempo di transizione...". Era, infatti, la stagione in cui l'Italia libera contava i propri morti e ricominciava, con le ferite ancora aperte, un nuovo cammino. Comunque - ha affermato il Capo dello Stato - non sta a me fissare date di inizio, di passaggi, di termine, di transizione. Sta a me dire una cosa e, nelle sue parole, Direttore, questa cosa si è sentita e risolta molto bene: vivere la transizione, come ogni giorno fosse intensità definitiva e totale. Non è facile. Non è facile, ha spiegato il Presidente della Repubblica, perché, quando si attraversa un periodo di passaggio, si è tentati, quasi istintivamente di agire senza troppa convinzione. Ma il tempo è transitorio, la volontà mai! Quanti offrono, infatti, il proprio impegno alla scuola, giorno per giorno, dando proprio la sensazione che, malgrado il pavimento non è ancora giunto in posizione di terra ferma, ognuna consuma la giornata con la pienezza di quando si lavora in terra ferma. Molto bello! E' un grande esempio per me, ma, credo, per ciascuno di noi.
Ma il Ministro ci ha annunziato che questo è un anno particolare, proprio perché coincide con radicali trasformazioni del sistema dell'istruzione: i nuovi esami di maturità, i corsi universitari per gli insegnanti elementari, i quali - ha affermato il Presidente- non sono chiamati a una attività che è un meno, di fronte a quella di docenti di Università o di docenti di scuola media superiore.
L'inizio della vita scolastica è, infatti, fondamentale, perché come egli ha spiegato, la civiltà di un popolo si misura dall'intensità, dalla profondità, dalla vivacità, dall'attualità della scuola.
E l'attualità si traduce, anche, come aveva sottolineato il Ministro, nell'anticipare lo studio di una lingua straniera che non deve, però, far trascurare l'amore per la lingua italiana, definita dal Capo dello Stato lingua armoniosa, splendida, ricca.
Ma - ha aggiunto - mi emoziona pensare che si cominci dalle primissime scuole un'altra lingua, perché questo è un altro passo di civiltà e di unione verso questa Europa, dove le persone non solo possono muoversi da una parte all'altra, ma possono capirsi, parlarsi, sentirsi parte di una Comunità.
Vedete quante cose!
Prezioso è stato anche, secondo il Capo dello Stato, il contributo di iniziative e proposte che le diverse scuole hanno recato al progetto di riforma elaborato dal Ministero, perché, ha spiegato, a volte, al centro, si studiano le cose con intelletto di amore; però, manca l'apporto di chi quell'intelletto d'amore lo deve spezzettare, ogni giorno; di chi ha l'incontro con i propri studenti, ogni giorno. E, allora, ha diritto di dare un apporto vivo, vero, che sappia di prova del nove...
E proseguendo, ha soggiunto: Un saluto ai genitori che vivono un momento di serenità e di gioia, a quelli che hanno prezzi da pagare, a quelli che sono assenti e, quindi, il saluto a chi li sostituisce: da quelli che sono assenti perché giustificati da sofferenze o perché la vita si è spenta presto, a quelli che sono assenti meno giustificati. Perché all'inizio dell'esperienza della vita e durante tutta la vita, anche a cent'anni, le sofferenze dominanti sono quelli sul piano affettivo, ma, quando sono i piccoli a soffrire per carenza affettiva possono portarsi delle piaghe aperte, delle turbative per tutta la vita.
Questo sottolinea ancora di più - ha continuato il Presidente Scalfaro - qual è l'importanza di chi insegna, di chi insegnando, educa, di chi prepara, di chi dà un apporto per la formazione.
E' ancora nitido e presente, in lui, il tenero ricordo della sua maestra elementare, spentasi a 104 anni di età, dalla quale egli continuava a ricevere, anche da Ministro dell'Interno, anche nel periodo grave del terrorismo lettere materne e prodighe di raccomandazioni: " Sii buono, fai bene il tuo lavoro..." Con le stesse parole che mi diceva quando facevo la prima elementare. Vi assicuro che sentivo un gran brivido, che mi ritorna nel momento in cui ve lo racconto.
Per questo, non dimenticate voi, docenti, che lasciate un marchio. Non solo voi delle prime classi: il marchio dei miei professori di liceo non lo perderò mai e mi sarà come confronto continuo.
Rivolgendosi agli studenti, il Presidente della Repubblica ha detto: Allora, giovani, il saluto è a voi, bambini, ragazzi, giovani, a quelli che si preparano per finire, hanno tanti problemi nelle scelte e, anche, i grossi interrogativi sul lavoro. Questa scuola che è alla transizione, alla riforma e lavora sempre in bilico tra due temi importanti: uno è quello di preparare per la vita e l'altro è quello di non perdere quella cultura umanistica che è la forza della nostra civiltà e della nostra tradizione.
Spesso, ha continuato il Capo dello Stato, ci si chiede a cosa possa servire il guardare indietro, la conoscenza di stagioni storiche, filosofiche e letterarie ormai passate, di fronte alle prospettive del lavoro. Eppure, ha risposto, serve!
L'importante è che questo non sostituisca quell'altro. Ma questa preparazione, questa conoscenza della vita, della tradizione, della cultura, della storia... Cosa mi serve andare a vedere le varie guerre del Risorgimento? Quante volte ci avete insegnato questa unità d'Italia e, poi, ogni tanto, non si sa se c'è l'unita vera, che è la solidarietà dalle Alpi alle Piramidi! Eppure tutto ciò serve! E come!
Questa solidarietà che si proietta nell'Europa e che diventa annunziatrice di Pace nel mondo.
Serve! Serve perché voi giovani, voi più adulti, voi delle classi maggiori, pensiate che altri giovani come voi, in questo secolo, nei secoli precedenti, in questi decenni passati, per far sorgere questa repubblica hanno pagato tanto.
Il Presidente Scalfaro ha ricordato il viaggio, da poco concluso a Cuneo, che celebrava i suoi ottocento anni di storia e che ha commemorato, in una cornice commovente, le migliaia di giovani morti per la Libertà contro la dittatura e contro l'invasore.
Ma io ho detto là e ripeto qui che, quando mi sono inchinato di fronte al monumento che ricorda questo fiume di sangue di giovani per la Libertà, ho anche pregato per quelli che hanno lottato dall'altra parte, anche loro figli di questa terra d'Italia.
Ho pregato e ho invitato a pregare - ha soggiunto - a pensare a tutti quelli che sono caduti su tutti i fronti. Questa morte, che "le regge eguaglia alle capanne", questa morte che invita alla pacificazione... La pacificazione noi l'abbiamo proclamata, portata innanzi: voi dovete viverla, non turbando la verità della storia, perché non c'è pace, amicizia, amore e fratellanza nella confusione della realtà. La Pace nasce dalla verità riconosciuta, ma anche dal superamento, dal fatto che l'amore vince sulle pagine difficili.
Il Presidente, poi, ha voluto chiarire il motivo dell'anticipo di qualche giorno del suo tradizionale augurio alla scuola, perché, ha spiegato, dovevo partire, domenica, per la visita di Stato in Russia, dove sono stato invitato da tempo. Poi, con molta saggezza - e ne sono pubblicamente grato - dalla Russia è venuta la richiesta, molto garbata, di poterla rinviare, dato il momento difficile. Io sono stato lieto di risponderle di sì. Loro hanno chiesto che potesse, questo incontro, essere il primo incontro, quando ci sarà un Governo e noi auspichiamo tanto che questo popolo, inserito nell'Europa, che ha bisogno di essere inserito nella giustizia e nella Pace, possa essere un contributo forte per la Pace nell'Europa e nel mondo. E, quindi, ben lieto di poter andare quando un assestamento si è, in qualche modo, effettuato.
Però, questo augurio a voi - ha, poi, proseguito - anche se un po' anticipato, non è meno intenso ed è augurio di solidarietà.
E ha spiegato: Quest'anno è l'"Anno dell'Infanzia". E posso chiedere a quelli che non sono più infatti, che sono già ragazzi, che sono signorine e giovanotti, posso chiedere che diano il primo aiuto a segnare la solidarietà con i più piccoli?
Solidarietà con quelli che hanno bisogno; con quelli che sono handicappati; con quelli che sarebbero felici di studiare e non possono studiare o non possono continuare a studiare; con quelli che sono in pericolo, in questi tempi in cui la sete del denaro porta a qualunque tipo di delitto, speculando nel modo peggiore sui bambini.
Dico a voi, giovani - ha esortato il Capo dello Stato -: siate capaci di protezione, siate capaci di difesa, siate anche voi elementi vivi in questa difesa di innocenza, difesa di integrità, difesa di salute della nostra infanzia.
Per il Presidente Scalfaro, questo è l'augurio più importante, quello della solidarietà, insieme con l'amore della scuola, che deve essere alimentato anche dagli insegnanti, la cui parola rimane come segno della scuola che si è vissuta, che si è frequentata, che si è praticata.
Amate la scuola: è l'augurio. Fatelo viva! Non fatevi trascinare, non fatevi trainare: siate elemento vivo, partecipe, forte, intelligente. Siate parte particolarmente attiva di questa nostra Patria.
Auguri!
E ha concluso: sapete cosa posso fare? Quando sono entrato qui, Claudio e Claudia mi hanno offerto dei fiori bellissimi, gialli e blu, molto belli. Ecco, mi rivolgo a tutti, docenti, famiglie, amministrativi, studenti di ogni età e di ogni scuola: offro a voi questi fiori che i bambini hanno offerto a me.
Vogliono essere fiori segno di Libertà, segno di capacità di Giustizia, portatori di Pace, portatori, in casa, a scuola e fuori, di serenità e sorriso.
Buon anno!



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