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P000 - ESAMI DI STATO CONCLUSIVI DEI CORSI DI STUDIO DI ISTRUZIONE
SECONDARIA SUPERIORE
PROVA DI ITALIANO
(per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali)
Svolgi la prova, scegliendo
una delle quattro tipologie qui proposte.
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO
Eugenio
MONTALE, Ripenso il tuo sorriso, (da Ossi di seppia, 1925)
|
|
Ripenso il tuo
sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per
avventura tra
le petraie d’un greto,
esiguo specchio in
cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio
d’un bianco cielo quieto. |
5 |
|
Codesto
è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto
s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei
raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro
soffrire con sé come un talismano. |
10 |
|
Ma questo posso
dirti, che la tua pensata effigie
sommerge
i crucci estrosi in
un’ondata di calma,
e che il tuo
aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la
cima d’una giovinetta palma. |
Eugenio Montale (Genova, 1896 – Milano,
1981) da autodidatta (interruppe studi tecnici per motivi di salute),
approfondì i suoi interessi letterari, entrando inizialmente in contatto con
ambienti intellettuali genovesi e torinesi. Nel 1925 aderì al Manifesto degli
intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Nel 1927 si trasferì a
Firenze, ove lavorò prima presso una casa editrice e poi presso il Gabinetto
Scientifico Letterario Viesseux. Nel dopoguerra si stabilì a Milano, dove
collaborò al “Corriere della Sera” come critico letterario e al “Corriere
dell’Informazione” come critico musicale. Le sue varie raccolte sono apparse
tra il 1925 (Ossi di seppia) e il
1977 (Quaderno di quattro anni). Nel
1975 ricevette il Premio Nobel per la letteratura. La sua produzione in versi,
dopo l’iniziale influenza dell’Ermetismo, si è svolta secondo linee autonome.
1. Comprensione del
testo
Dopo una prima lettura
riassumi brevemente il contenuto informativo della lirica in esame.
2. Analisi del testo
2.1. Nella prima strofa il poeta esprime, in una serie di
immagini simboliche, da una parte la sua visione della realtà e dall’altra il
ruolo salvifico e consolatorio svolto dalla figura femminile. Individua tali
immagini e commentale.
2.2. Nel verso 2 ricorre l’allitterazione della “r”. Quale aspetto della realtà
sottolinea simbolicamente la ripetizione di tale suono?
2.3. Il ricordo della donna è condensato nel suo viso e
nel sorriso, nel quale si manifesta, “libera”,
la sua “anima”
(v. 6). Prova a spiegare in che senso il portare con sé la sofferenza per il
male del mondo può essere, come dice il poeta, “un talismano” (v. 8) per un’anima e come questa condizione possa
essere altrettanto serena che quella di un’anima “ingenua” non toccata dal male (v. 6).
2.4. Nella ultima strofa ricorrono espressioni relative
sia alla condizione interiore del poeta, sia alla “pensata effigie” (v. 9)
della donna. Le prime sono riconducibili al motivo dell’inquietudine, le
seconde a quello della calma. Commenta qualche espressione, a tuo parere, più
significativa relativa a entrambi i motivi e in particolare il paragone
presente nell’ultimo verso.
2.5. Analizza la struttura metrica (tipi di versi,
accenti e ritmo, eventuali rime o assonanze o consonanze), le scelte lessicali
(i vocaboli sono tipici del linguaggio comune o di quello letterario o di
entrambi i tipi?) e la struttura sintattica del testo e spiega quale rapporto
si può cogliere tra le scelte stilistiche e il tema rappresentato.
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
Sviluppa con osservazioni
originali, anche con riferimento ad altri testi dello stesso poeta e/o a opere
letterarie e artistiche di varie epoche, il tema del ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile. In
alternativa inquadra la lirica e l’opera di Montale nel contesto storico-letterario
del tempo.
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE”
O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi
scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di “saggio
breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo
corredano.
Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati
forniti e su questa base svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con
opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da’ al saggio un titolo coerente con la tua
trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica,
fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento
culturale, altro).
Se lo ritieni, organizza la
trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare eventualmente uno
specifico titolo.
Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”,
individua nei documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano
rilevanti e costruisci su di essi il tuo ‘pezzo’.
Da’ all’articolo un titolo appropriato ed indica il
tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista
divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per
attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali
(mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Per entrambe le forme di
scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio
protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO
- LETTERARIO
ARGOMENTO: La percezione dello straniero nella letteratura e
nell’arte.
DOCUMENTI
“Non
lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la
veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di
là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando
fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai
indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova,
affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani.
Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive
rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando
vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti
saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei
stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.”
DEUTERONOMIO, 24, 17-22
“Così
Odisseo stava per venire in mezzo a fanciulle dalle belle chiome, pur nudo
com’era: la dura necessità lo spingeva. Terribile apparve loro, era tutto
imbrattato di salsedine. E fuggirono via, chi qua chi là, sulle spiagge dove
più sporgevano dentro il mare. Sola restava la figlia di Alcinoo: Atena le mise
in cuore ardimento e tolse dalle membra la paura. Rimase ferma di fronte a lui,
si tratteneva. Ed egli fu incerto, Odisseo, se supplicare la bella fanciulla e
abbracciarle le ginocchia, oppure così di lontano pregarla, con dolci parole,
che gl’indicasse la città e gli desse vesti. Questa gli parve, a pensarci, la
cosa migliore, pregarla con dolci parole di lontano. Temeva che a toccarle i
ginocchi si sdegnasse, la fanciulla. Subito le rivolse la parola:…E a lui
rispondeva Nausicaa dalle bianche braccia: «Straniero, non sembri uomo stolto o
malvagio, ma Zeus Olimpio, che divide la fortuna tra gli uomini, buoni e
cattivi, a ciascuno come lui vuole, a te diede questa sorte, e tu la devi ad
ogni modo sopportare.»…Così disse, e diede ordini alle ancelle dalle belle
chiome: «Fermatevi, ancelle, per favore. Dove fuggite al veder un uomo? Pensate
forse che sia un nemico? Non c’è tra i mortali viventi, né mai ci sarà, un uomo
che venga alla terra dei Feaci a portar la guerra: perché noi siamo molto cari
agli dei. Abitiamo in disparte, tra le onde del mare, al confine del mondo: e
nessun altro dei mortali viene a contatto con noi. Ma questi è un infelice,
giunge qui ramingo. Bisogna prendersi cura di lui, ora: ché vengono tutti da
Zeus, forestieri e mendichi, e un dono anche piccolo è caro. Su, ancelle, date
all’ospite da mangiare e da bere, e lavatelo prima nel fiume, dove c’è un
riparo dal vento.»
OMERO, Odissea, VI, vv. 135-148 e vv. 186-209
“Afflitto
della nuova, e arrabbiato della maniera, Renzo afferrò ancora il martello, e,
così appoggiato alla porta, andava stringendolo e storcendolo, l’alzava per
picchiar di nuovo alla disperata, poi lo teneva sospeso. In quest’agitazione,
si voltò per vedere se mai ci fosse d’intorno qualche vicino, da cui potesse
forse aver qualche informazione più precisa, qualche indizio, qualche lume. Ma
la prima, l’unica persona che vide, fu un’altra donna, distante forse un venti
passi; la quale, con un viso ch’esprimeva terrore, odio, impazienza e malizia,
con cert’occhi stravolti che volevano insieme guardar lui, e guardar lontano,
spalancando la bocca come in atto di gridare a più non posso, ma rattenendo
anche il respiro, alzando due braccia scarne, allungando e ritirando due mani
grinzose e piegate a guisa d’artigli, come se cercasse d’acchiappar qualcosa,
si vedeva che voleva chiamar gente, in modo che qualcheduno non se
n’accorgesse. Quando s’incontrarono a guardarsi, colei, fattasi ancor più
brutta, si riscosse come persona sorpresa…lasciò scappare il grido che aveva
rattenuto fin allora: «l’untore, dagli! dagli! dagli all’untore!» Allo strillar
della vecchia, accorreva gente di qua e di là;…abbastanza per poter fare d’un
uomo solo quel che volessero.”
A. MANZONI, I Promessi Sposi, XXXIV, 1842
Lo straniero
“A chi vuoi più bene,
enigmatico uomo, di? A tuo
padre, a tua madre, a tua
sorella o a tuo fratello?”
“Non ho né padre, né madre, né
sorella, né
fratello.”
“Ai tuoi amici?”
“Adoperate una parola di cui
fino a oggi ho
ignorato il senso.”
“Alla tua patria?” |
|
“Non so sotto quale
latitudine si trovi.”
“Alla bellezza?”
“L’amerei volentieri, ma dea e immortale.”
“All’oro?”
“Lo odio come voi odiate Dio.”
“Ma allora che cosa ami, straordinario uomo?”
“Amo le nuvole…le nuvole che vanno…laggiù,
laggiù…le meravigliose nuvole!”
C. BAUDELAIRE, Poemetti in prosa, 1869 |
“L’infermo teneva gli occhi
chiusi: pareva un Cristo di cera, deposto dalla croce. Dormiva o era morto? Si
fecero un po’ più avanti; ma al lieve rumore, l’infermo schiuse gli occhi, quei
grandi occhi celesti, attoniti. Le due donne si strinsero vieppiù tra loro;
poi, vedendogli sollevare una mano e far cenno di parlare, scapparono via con
un grido, a richiudersi in cucina. Sul tardi, sentendo il campanello della
porta, corsero ad aprire; ma, invece di don Pietro, si videro davanti quel
giovane straniero della mattina. La zitellona corse ranca ranca a rintanarsi di
nuovo; ma Venerina, coraggiosamente, lo accompagnò nella camera dell’infermo
già quasi al bujo, accese una candela e la porse allo straniero, che la
ringraziò chinando il capo con un mesto sorriso; poi stette a guardare,
afflitta: vide che egli si chinava su quel letto e posava lieve una mano su la
fronte dell’infermo, sentì che lo chiamava con dolcezza: - Cleen…Cleen…Ma era il nome, quello, o una parola affettuosa?
L’infermo guardava negli occhi il compagno, come se non lo riconoscesse; e
allora ella vide il corpo gigantesco di quel giovane marinajo sussultare, lo
sentì piangere, curvo sul letto, e parlare angosciosamente, tra il pianto, in
una lingua ignota. Vennero anche a lei le lagrime agli occhi. Poi lo straniero,
voltandosi, le fece segno che voleva scrivere qualcosa. Ella chinò il capo per
significargli che aveva compreso e corse a prendergli l’occorrente. Quando egli
ebbe finito, le consegnò la lettera e una borsetta. Venerina non comprese le
parole ch’egli le disse, ma comprese bene dai gesti e dall’espressione del
volto, che le raccomandava il povero compagno. Lo vide poi chinarsi di nuovo
sul letto a baciare più volte in fronte l’infermo, poi andar via in fretta con
un fazzoletto su la bocca per soffocare i singhiozzi irrompenti.”
L. PIRANDELLO, Lontano, in
“Novelle per un anno”, 1908
“Un giorno di gennaio
dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di
libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma.
Erano circa le due del dopopranzo, e a quell’ora, come d’uso, poca gente
circolava per le strade….S’era scordato dell’uniforme; per un buffo interregno
sopravvenuto nel mondo, l’estremo arbitrio dei bambini adesso usurpava la legge
militare del Reich! Questa legge è una commedia, e Gunther se ne infischia. In
quel momento, qualsiasi creatura femminile capitata per prima su quel
portone…che lo avesse guardato con occhio appena umano, lui sarebbe stato
capace di abbracciarla di prepotenza, magari buttato ai piedi come un
innamorato, chiamandola: meine mutter! E allorché di lì a un istante vide
arrivare dall’angolo un’inquilina del caseggiato, donnetta d’apparenza dimessa
ma civile, che in quel punto rincasava, carica di borse e di sporte, non esitò
a gridarle: «Signorina! Signorina!» (era una delle 4 parole italiane che
conosceva). E con un salto le si parò davanti risoluto, benché non sapesse,
nemmeno lui, cosa pretendere. Colei però, al vedersi affrontata da lui, lo
fissò con occhio assolutamente disumano, come davanti all’apparizione propria e
riconoscibile dell’orrore.”
E. MORANTE,
La Storia, Einaudi,
1974
“Risate e grida si levarono.
«Fuori! Fuori della fontana! Fuori!» Erano anche voci di uomini. La gente, poco
prima intorpidita e molle, si era tutta eccitata. Gioia di umiliare quella
ragazza spavalda che dalla faccia e dall’accento si capiva ch’era forestiera.
«Vigliacchi!» gridò Anna, voltandosi d’un balzo. E con un fazzolettino cercava
di togliersi di dosso la fanghiglia. Ma lo scherzo era piaciuto. Un altro
schizzo la raggiunse a una spalla, un terzo al collo, all’orlo dell’abito. Era
diventata una gara.…Qui Antonio intervenne, facendosi largo…Antonio era
forestiero e tutti, là, parlavano in dialetto. Le sue parole ebbero un suono
curioso, quasi ridicolo….Niente ormai tratteneva il buttare fuori il fondo
dell’animo: il sozzo carico di male che si tiene dentro per anni e nessuno si
accorge di avere.”
D. BUZZATI, Non aspettavamo altro,
in “Sessanta racconti”, Mondadori, 1958
“Era bagnato fradicio e
coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce
da casa…
Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e
difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la
guerra, subito;…Stava all’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila
anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce
l’avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco.
Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi
non si mosse più. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire.
Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma
lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe,
quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.”
F. BROWN, Sentinella, in
“Tutti i racconti”, Mondadori, 1992
Tempo
verrà
in
cui, con esultanza,
saluterai
te stesso arrivato
alla
tua porta, nel tuo proprio specchio,
e
ognun sorriderà al benvenuto dell’altro, |
|
e dirà: Siedi qui.
Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato… |
|
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D. WALCOTT, Amore dopo amore, in “Mappa del nuovo
Mondo”, trad. it., Adelphi, Milano, 1992 |
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Galata morente (I secolo
a.C.) |
È una scultura romana del I secolo
a.C., che raffigura un soldato galata morente. Il guerriero, straniero ai
Romani, è colto in punto di morte mentre il corpo si accascia sullo scudo,
con il quale i Celti si opponevano al nemico celando il corpo nudo. Dallo
scudo si staglia il combattente con il torso flesso e ruotato verso destra a
far risaltare l’incisione della ferita. |
2. AMBITO SOCIO
- ECONOMICO
ARGOMENTO: Il lavoro tra sicurezza e produttività.
DOCUMENTI
“Il lavoro nell'antichità non
aveva il valore morale che gli è stato attribuito da venti secoli di
cristianesimo e dalla nascita del movimento operaio. Il disprezzo per il lavoro
manuale è apparso a molti come contropartita della schiavitù e, nel contempo,
causa del ristagno delle tecniche. Dell'esistenza di questo disprezzo si
potrebbero dare molteplici prove. Nella Politica Aristotele esalta il fatto che i cittadini abbiano tutto il tempo libero
«per far nascere la virtù nella loro anima e perché possano adempiere i loro
doveri civici». È la stessa nozione dell'otium
cum dignitate che appare come l’ideale di vita degli scrittori romani alla
fine della Repubblica e all'inizio dell'Impero. Ciò significa affermare anche
che il lavoro è un ostacolo a questo tipo di vita e, quindi, una degradazione.”
C. MOSSE, Il lavoro in Grecia e a
Roma, trad. it. di F. Giani Cecchini, Firenze, 1973
“Nella produzione
moderna il lavoro ha assunto un’importanza crescente tanto da essere
considerato il soggetto e non più l’oggetto di qualsiasi attività produttiva.
Per il codice civile (libro V, artt. 2060 e sgg.), che regola il lavoro
nell’impresa come elemento soggettivo e dinamico, oltre che fattore primario
della produzione, il lavoro consiste nella prestazione di energie lavorative
effettuata, contro il corrispettivo di una retribuzione, da una persona fisica
(lavoratore) a favore di un’altra persona fisica o giuridica (datore di
lavoro). Il lavoro può concorrere alla produzione in modo subordinato o
autonomo.”
ENCICLOPEDIA UNIVERSALE, vol. 13°, a cura di G.
Ceccuti-S. Calzini-R. Guizzetti, Ed. “IL SOLE 24 ORE”, Milano,
2006
“L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro.” (art. 1)
“
La Repubblica riconosce a
tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.” (art. 4)
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
“Dal Rapporto [ISFOL 2007] emerge una discrasia tra domanda e offerta di
lavoro, soprattutto in quei segmenti della popolazione - donne e over 55 anni
in primis – per i quali, anche in linea con gli obiettivi di Lisbona, si
auspicherebbe un incremento dei tassi di attività. Sul fronte della qualità della crescita economica del
Belpaese, il rapporto sottolinea come i lavori siano sempre più meno conformi
alle aspettative degli individui, sia per la qualità del lavoro disponibile per
i nuovi entrati sia per le prassi selettive. Le scarse prospettive di carriera
rappresentano il principale fattore di scoraggiamento sul fronte lavorativo.…Fa
riflettere il dato che quasi il 20% degli occupati ritenga di svolgere mansioni
che utilizzano solo parzialmente le loro competenze professionali.…Tra le
iniziative da intraprendere per contrastare le criticità del nostro mercato del
lavoro, la ricetta dell’Isfol è migliorare la coerenza e l’adattabilità
reciproca tra domanda e offerta di lavoro. Soprattutto sfruttando al meglio le
potenzialità del sistema dei servizi per l’impiego. Inoltre, un funzionamento
più fluido e trasparente del nostro mercato del lavoro passa anche attraverso
la conciliazione fra competitività e meriti e l’equità dell’accesso alle
opportunità. Ma su tutti, prioritario, è investire nella sicurezza del lavoro e
nel contrasto del lavoro irregolare.”
C. TUCCI, Rapporto Isfol: lavoro precario per 10
lavoratori su 100, 20 novembre 2007
“L’ambiente di lavoro, non
rappresenta soltanto un’accezione più ristretta della nozione di ambiente, ma
si caratterizza in termini assai diversi. Anche esso costituisce infatti
l’oggetto di una normativa amministrativa e penale diretta a garantire la salute
dei lavoratori addetti ad attività particolarmente rischiose, e che in taluni
ordinamenti impone alle imprese l’adozione di sistemi generali di controlli
preventivi;…ma sovente è dato riscontrare disposizioni che, attraverso la
garanzia della salute a livello di rapporto individuale, attuano una vera e
propria tutela dell’ambiente di lavoro come oggetto di una situazione
soggettiva specifica del prestatore di lavoro, autonomamente tutelabile.…Così
delineata, la tutela dell’ambiente di lavoro si prospetta, più che come tutela
di un luogo (e cioè dell’ambiente in
genere), come garanzia della salute (e quindi della persona) del lavoratore.”
L. RICCA, La tutela dell’ambiente di lavoro nel quadro
del sistema dei diritti sociali, in “Protezione dei diritti sociali
e prevenzione degli incidenti sul lavoro nel quadro dei diritti dell’uomo
lavoratore”, Ed. Giuffrè, Milano, 1988
“Il fattore tecnologico è
stato nelle ricerche più recenti piuttosto trascurato a vantaggio di una
impostazione che accentuava l’influenza delle variabili psico-sociologiche nel
complesso fenomeno dell’infortunio. Non si può negare però che un processo
produttivo deve essere analizzato sotto l’aspetto tecnologico per poter
rilevare di quanto il comportamento umano venga condizionato dalla velocità e
dalle caratteristiche della produzione. L’infortunio nella sua apparente
obiettività si è rilevato quale fenomeno la cui ricostruzione fotogenica non è
riconducibile a un meccanismo casualistico.”
C. DI NARO-M.NOVAGA-G.COLETTI-S.COLLI, Sicurezza e produttività: influenza delle
variabili tecnologiche sul comportamento lavorativo, in “Securitas”, n° 7,
anno 58, 1973
“Tutto
il tempo perduto a causa degli infortuni rappresenta ore-lavoro e ore-macchina
aggiunte al tempo richiesto per produrre una data quantità di beni o di servizi
e, di conseguenza, riduce la produttività
aziendale….A parte le perdite dirette di tempo, allorché il lavoro viene
interrotto a causa di un infortunio, condizioni pericolose di lavoro comportano
un rallentamento delle lavorazioni stesse, poiché gli operai devono stare in
guardia e muoversi e lavorare con maggiore attenzione e prudenza di ciò che
sarebbe invece necessario se non esistesse il pericolo stesso. Di particolare
importanza, a questo riguardo, sono ad esempio, le trasmissioni dei motori, le
cinghie di trasmissione e le parti mobili delle macchine nelle cui vicinanze
gli operai sono costretti a lavorare oppure a passare.”
A. BERRA-T. PRESTIPINO, Lo studio del lavoro e la psicologia della
sicurezza lavorativa, Ed. Angeli., Milano 1983
“A tale
principio del rischio professionale si ispirò, fin dall’inizio, la nostra
legislazione per gli infortuni sul lavoro; la quale per la protezione del
rischio stesso impose al datore d’opera l’obbligo dell’assicurazione. Con ciò,
da un lato, si volle meglio garantire agli infortunati il pagamento delle
indennità sostituendo l’Istituto assicuratore (ente finanziariamente più
solido) all’imprenditore, soggetto all’insolvibilità; dall’altro lato si volle
salvare l’imprenditore da oneri eccessivi rispetto alla sua potenzialità
economica, pei casi di infortuni gravi, ripetuti o collettivi.”
G. MIRALDI, Gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali, Cedam, Padova, 1979
3. AMBITO STORICO
- POLITICO
ARGOMENTO: 60 anni
dall’entrata in vigore della nostra Costituzione. Un bilancio dei suoi
valori attuali e del suo rapporto con la società italiana.
DOCUMENTI
“Ma fu significativo
dell’ampiezza di consensi raggiunta dall’impostazione programmatica della
costituzione il fatto che un grande giurista membro del partito d’Azione, Piero
Calamandrei, che poi all’elaborazione del testo costituzionale dette un
contributo assai rilevante, dichiarasse di essere stato convinto dall’argomento
di Togliatti che i costituenti dovevano fare, secondo i versi danteschi, «come
quei che va di notte, / che porta il lume dietro e a sé non giova, / ma dopo sé
fa le persone dotte.”
E. RAGIONIERI, La storia politica
e sociale, in “Storia d’Italia”, vol. IV, Einaudi, Torino, 1976
“Preme ora mettere in
rilievo un aspetto determinato, relativo a quella problematica del «nucleo
fondamentale» della costituzione. È certamente degno di nota il fatto che
quella problematica…torni a riaffermarsi con forza. Alla dottrina del «nucleo
fondamentale» ha fatto ricorso anche la nostra Corte costituzionale, indicando
la presenza nella nostra costituzione di «alcuni principî supremi che non
possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da
leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali»; si tratta
di «principi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non
assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono
all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la costituzione italiana.”
M. FIORAVANTI, Le dottrine dello
Stato e della costituzione, in “Storia dello Stato italiano dall’unità a
oggi”, Roma, 1995
“Proprio sul terreno delle
libertà e dei diritti, infatti, l’innovazione costituzionale è grande, così
come è profondo il mutamento degli strumenti che devono garantirne
l’attuazione. Non vi è soltanto una restaurazione piena dei diritti di libertà,
e un allargamento del loro catalogo. Cambia radicalmente la scala dei valori di
riferimento, dalla quale scompare proprio quello storicamente fondativo, la
proprietà, trasferita nella parte dei rapporti economici, spogliata
dell’attributo della inviolabilità, posta in relazione con l’interesse sociale
(art. 42.).”
S. RODOTÀ, La libertà e i
diritti, in “Storia dello Stato italiano dall’unità a oggi”, Roma, 1995
“
La Costituzione -
soprattutto nella prima parte - ha una forte ispirazione internazionalistica e
può contare su un maggior numero di norme relative ai rapporti internazionali
rispetto allo Statuto Albertino…Si guarda con grande interesse a organizzazioni
come le Nazioni Unite…Si ribadisce con forza la volontà pacifista di un popolo
costretto, suo malgrado, a entrare nel vortice di una guerra non voluta e
ancora sconvolto dalle conseguenze devastanti della sconfitta bellica.
In questo contesto nasce il famoso articolo 11 della Costituzione che proclama
solennemente il ripudio della guerra “come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali” e stabilisce, al tempo stesso, che l’Italia “consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
G. MAMMARELLA-P. CACACE, La
politica estera dell’Italia, Roma-Bari, Laterza, 2006
“La carta costituzionale è
estesa, cioè ampia e per quanto possibile dettagliata nelle sue prescrizioni.
Una caratteristica innovativa, questa, espressamente voluta dai costituenti.
Altre costituzioni, quella statunitense per esempio (7 Articoli più 27
Emendamenti), sono meno ampie perché si limitano a dare indicazioni di massima
ai legislatori e ai giudici. La costituzione italiana, pur non essendo tra le
più lunghe (ve ne sono anche con più di trecento articoli come quella indiana),
consta di 139 articoli, più diciotto disposizioni finali….L’innovazione
rappresentata dall’estensività della costituzione non consiste solo nel fatto
che è più “lunga”. Consiste piuttosto nel tentativo di regolare in dettaglio il
maggior numero di aspetti possibili. È frutto di una scelta precisa dei
costituenti l’avere per esempio elencati uno per uno i diritti inviolabili
dell’individuo, quando sarebbe bastato l’art. 2 che recita: “
La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale.”
P. CASTAGNETTI, La costituzione
italiana tra prima e seconda repubblica, Bologna, 1995
“In primo luogo, come, cosa
doveva essere la costituzione? La costituzione della repubblica democratica
italiana doveva essere una costituzione
programmatica, cioè un insieme di regole fondamentali precise e valide
immediatamente, ma anche un programma di sviluppo, un insieme di direttive per
la riforma della società, da realizzare gradualmente nel tempo. Per esempio la
costituzione doveva garantire al massimo diritti e doveri dei cittadini e,
contemporaneamente, impegnarsi a rendere concreti dei veri e propri diritti
sociali, assolutamente nuovi nella storia italiana e piuttosto recenti nella
storia costituzionale contemporanea europea.”
P. CASTAGNETTI, ibidem,
Bologna, 1995
“La ricorrenza del 60°
anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione ci sollecita a un grande
impegno comune per porre in piena luce i principi e i valori attorno ai quali
si è venuta radicando e consolidando l’adesione di grandi masse di cittadini di
ogni provenienza sociale e di ogni ascendenza ideologica o culturale al patto
fondativo della nostra vita democratica. Quei principi vanno quotidianamente
rivissuti e concretamente riaffermati: e, ben più di quanto non accada oggi,
vanno coltivati i valori – anche e innanzitutto morali – che si esprimono nei
diritti e nei doveri sanciti dalla Costituzione. Nei doveri non meno che nei
diritti. Doveri, a cominciare da quelli “inderogabili” di solidarietà politica,
economica e sociale, che debbono essere sollecitati da leggi e da scelte di
governo, ma debbono ancor più tradursi in comportamenti individuali e
collettivi.”
Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella seduta comune
del Parlamento in occasione della celebrazione del 60° anniversario della
Costituzione, 23 gennaio 2008
4. AMBITO TECNICO
- SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Quale idea di scienza nello sviluppo
tecnologico della società umana.
DOCUMENTI
“Quando la
nostra vita umana giaceva per terra/turpemente schiacciata da una pesante
religione/che mostrava dal cielo l’orribile faccia/sopra i mortali, per la
prima volta un uomo mortale,/un Greco, osò contro di quella alzare lo sguardo/e
per primo resisterle contro; né la fama dei Numi/né il fulmine lo distrusse né
la minaccia del cielo/strepitoso lo spaventò; ché anzi il desiderio/gli crebbe
più forte e più acre lo strinse,/di rompere egli per primo/le porte serrate
della natura.
E vinse/la forza dell’animo; e andò lontano, solo,/di là dalle fiammanti
barriere dell’universo/e tutto l’immenso attraversò con la mente/illesa, e a
noi vittorioso ritorna e ci svela/il segreto dei corpi che nascono e come alle
cose/è fisso un termine e limitato il potere./Così la religione fu
calpestata/sotto i piedi mortali/e quella vittoria ci solleva alle stelle./”
LUCREZIO, De
Rerum Natura, I, vv. 62-79, trad. E. Cetrangolo, Sansoni, Firenze, 1969
“Nel corso della
storia è sempre accaduto che l’uomo si sia trovato in una situazione di
incertezza di fronte a due modi profondamente diversi di interpretare la realtà.
Fu senza dubbio questo il caso che si verificò alla fine del Seicento, quando
gli scienziati e i filosofi razionalisti – Isaac Newton, John Locke, René
Descartes e altri – misero in discussione alcuni dogmi della Chiesa, fra i
quali anche una dottrina fondamentale: quella che considerava la terra come una
creazione di Dio e, quindi, dotata di valore intrinseco. I nuovi pensatori
propendevano per una visione più materialistica dell’esistenza, fondata sulla
matematica e sulla «ragione». Meno di un secolo dopo, gli insorti delle colonie
americane e i rivoluzionari francesi scalzarono il potere monarchico, che
sostituirono con la forma di governo repubblicana, proclamando «il diritto
inalienabile» dell’uomo «alla vita, alla libertà, alla felicità e alla proprietà».
Alla vigilia della Rivoluzione americana, James Watt brevettò la macchina a
vapore, istituendo un nesso fra il carbone e lo spirito prometeico della nuova
era; l’umanità mosse così i suoi primi, malfermi passi verso lo stile di vita
industriale che, nei due secoli successivi, avrebbe radicalmente cambiato il
mondo.”
J. RIFKIN, Economia all’idrogeno, Mondadori, 2002
“Nel suo New Guide to Science, Isaac Asimov disse
che la ragione per cercare di spiegare la storia della scienza ai non
scienziati è che nessuno può sentirsi veramente a proprio agio nel mondo
moderno e valutare la natura dei suoi problemi - e le possibili soluzioni degli
stessi - se non ha un’idea esatta di cosa faccia la scienza. Inoltre,
l’iniziazione al meraviglioso mondo della scienza è fonte di grande
soddisfazione estetica, di ispirazione per i giovani, di appagamento del
desiderio di sapere e di un più profondo apprezzamento delle mirabili
potenzialità e capacità della mente umana.…La scienza è una delle massime
conquiste (la massima, si può sostenere) della mente umana, e il fatto che il
progresso sia stato in effetti compiuto, in grandissima parte, da persone di
intelligenza normale procedendo passo dopo passo a cominciare dall’opera dei
predecessori rende la vicenda ancor più straordinaria, e non meno.”
J. GRIBBIN, L’avventura della
scienza moderna, Longanesi, 2002
“Francesco Bacone concepì
l’intera scienza come operante in vista del benessere dell’uomo e diretta a
produrre, in ultima analisi, ritrovati che rendessero più facile la vita
dell’uomo sulla terra. Quando nella Nuova
Atlantide volle dare l’immagine di una città ideale, non si fermò a
vagheggiare forme perfette di vita sociale o politica ma immaginò un paradiso
della tecnica dove fossero portati a compimento le invenzioni e i ritrovati di
tutto il mondo.…La tecnica, sia nelle sue forme primitive sia in quelle
raffinate e complesse che ha assunto nella società contemporanea, è uno
strumento indispensabile per la sopravvivenza dell’uomo. Il suo processo di
sviluppo appare irreversibile perché solo ad esso rimane affidata la
possibilità della sopravvivenza del numero sempre crescente degli esseri umani
e il loro accesso a un più alto tenore di vita.”
N. ABBAGNANO, Dizionario di
Filosofia, Torino, UTET, 1971
“Vi sono due modi secondo
cui la scienza influisce sulla vita dell’uomo. Il primo è familiare a tutti:
direttamente e ancor più indirettamente la scienza produce strumenti che hanno
completamente trasformato l’esistenza umana. Il secondo è per sua natura
educativo, agendo sullo spirito. Per quanto possa apparire meno evidente a un
esame frettoloso, questa seconda modalità non è meno efficiente della prima.
L’effetto pratico più appariscente della scienza è il fatto che essa rende
possibile l’invenzione di cose che arricchiscono la vita, anche se nel contempo
la complicano.”
A. EINSTEIN, Pensieri degli anni
difficili, trad. ital. L. Bianchi, Torino, Boringhieri, 1965
“Questa idea dell’incremento
tecnico come onda portante del progresso è largamente diffusa; qualcuno l’ha
chiamata «misticismo della macchina». Noi ci vediamo vivere nell’era del
computer o nell’era nucleare, succedute all’era del vapore del XIX secolo. Si
pensa a ogni periodo nei termini della tecnologia dominante, risalendo fino
alla storia primitiva dell’uomo. Pensiamo allora allo sviluppo dagli utensili
di pietra a quelli di bronzo, e poi al sopravvenire d’un’età del ferro, quasi
una logica progressione tecnica che trascina nella propria corrente
l’evoluzione sociale. Pensiamo a ciascuna età nei termini dell’impatto della
tecnica sulle faccende umane, e raramente indaghiamo sul processo
contrario.…Così nello sviluppo della tecnologia moderna, non occorre intendere
solamente l’influenza degli strumenti e delle tecniche sulla società, bensì
l’intero ventaglio delle «forze reciprocamente interagenti» che ha dato luogo
agli spettacolari passi avanti del nostro tempo. Come si è espresso un altro
studioso dell’evoluzione umana
[Solly Zuckerman], «la tecnologia è sempre stata con noi. Non è qualcosa al di
fuori della società, qualche forza esterna dalla quale veniamo sospinti…la
società e la tecnologia sono…riflessi l’una dell’altra».”
A. PACEY, Vivere con la
tecnologia, Roma, 1986
“Non intendo certo
sbrogliare l’intricatissimo rapporto tra scienza e tecnologia, ma solo rilevare
che oggi, soprattutto grazie all’impiego delle tecnologie informatiche e della
simulazione, la nostra capacità di agire ha superato di molto la nostra
capacità di prevedere.…La tecnologia è importante per ciò che ci consente di fare, non di capire.…A cominciare dalla metà del Novecento la tecnologia ha
assunto una velocità tale da non permettere a volte alla scienza di
giustificare e spiegare teoricamente, neppure a posteriori, il funzionamento
dei ritrovati tecnologici. La scienza si è così ridotta a difendere posizioni
via via più difficili, tanto più che le radici dell’accelerazione tecnologica
non sono da ricercarsi all’interno dello sviluppo scientifico, bensì
nell’ambito della tecnologia stessa. Infatti è stata l’informatica che, con il
calcolatore, ha fornito all’innovazione uno strumento, o meglio un
metastrumento, flessibile e leggero che ha impresso un’accelerazione fortissima alle pratiche della progettazione.”
G. O. LONGO, Uomo e tecnologia:
una simbiosi problematica, Ed. Univ. Trieste, 2006
“Le aziende subiranno più
cambiamenti nei prossimi dieci anni di quanti ne abbiano sperimentati negli
ultimi cinquanta. Mentre stavo preparando il discorso che avrei dovuto tenere
al nostro primo summit dei CEO (Chief Executive Officer), nella primavera del
1997, meditavo sulla natura specifica dei mutamenti che l’era digitale avrebbe
imposto al mondo imprenditoriale. Volevo che il mio discorso non si fermasse
agli strepitosi vantaggi offerti dalla tecnologia, ma affrontasse anche i
problemi con i quali i dirigenti di un’azienda devono combattere tutti i
giorni. In che modo la tecnologia può contribuire a migliorare la gestione di
un’impresa? In che modo trasformerà le aziende? In che modo può aiutarci a
mettere a punto una strategia vincente per i prossimi cinque o dieci anni?”
B. GATES, Business @lla velocità
del pensiero, Mondadori, 1999
TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO
Cittadinanza femminile e
condizione della donna nel divenire dell’Italia del Novecento.
Illustra i più significativi
mutamenti intervenuti nella condizione femminile sotto i diversi profili
(giuridico, economico, sociale, culturale) e spiegane le cause e le
conseguenze.
Puoi anche riferirti, se lo
ritieni, a figure femminili di particolare rilievo nella vita culturale e
sociale del nostro Paese.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
Comunicare le emozioni: un
tempo per farlo si scriveva una lettera, oggi un sms o una e-mail. Così
idee e sentimenti viaggiano attraverso abbreviazioni e acronimi, in maniera
veloce e funzionale. Non è possibile definire questo cambiamento in termini
qualitativi, si può però prendere atto della differenza delle modalità di
impatto che questa nuova forma di comunicazione ha sulle relazioni tra gli
uomini: quanto quella di ieri era una comunicazione anche fisica, fatta di
scrittura, odori, impronte e attesa, tanto quella di oggi è incorporea,
impersonale e immediata.
Discuti la questione
proposta, illustrandone, sulla base delle tue conoscenze ed esperienze
personali, gli aspetti che ritieni più significativi.
____________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito soltanto l’uso del dizionario italiano.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore
dalla dettatura del tema.