Oggi 8 marzo festa della donna è, in qualche modo, anche la festa della scuola, visto che nelle scuole italiane ogni giorno insegnano e lavorano circa 1 milione di donne. Un esercito rosa e pacifico, l'esercito dell'istruzione, l'unico col quale dovremmo sconfiggere il vero nemico della civiltà: l'ignoranza. Questa giornata mi offre un'occasione importante per ringraziare tutte le donne per ciò che esse rappresentano nella vita della nostra società e per il contributo che ogni giorno danno alla crescita della nostra civiltà.
Voglio prima di tutto ricordare lo sforzo di quelle donne che hanno combattuto per l'affermazione dei loro diritti, e così facendo hanno contribuito non solo a migliorare la condizione femminile, ma a rendere tutta la nostra società più aperta e libera, quindi più umana.
In questo contesto vorrei far memoria di donne come Rosa Venerini che, nel 1685 fondò la prima scuola pubblica femminile italiana, una donna, oggi Santa, che si battè perché alle donne fosse riconosciuto il diritto all' istruzione. O come Rita Majerotti, l'insegnante elementare che lottò contro l'analfabetismo e contro il fascismo. E ancora Maria Montessori: tutte donne che hanno speso la propria vita per la scuola e per l'impegno sociale.
Le maestre, le insegnanti...: è questo esercito di donne operose e appassionate ad aver cambiato il mondo, ad aver fatto crescere milioni di italiani, ad aver tutelato i propri alunni nei momenti difficili della storia del nostro Paese, anche quando le famiglie non potevano farlo. Così hanno rappresentato, insieme con la famiglia, il principale strumento di conoscenza e di crescita. Nel 1861, all'indomani dell'unificazione d'Italia, il 78% della popolazione era analfabeta: le maestre e i maestri ci hanno educati a parlare la lingua che oggi ci tiene uniti, ancora prima che lo facesse la televisione, accorciando le distanze sociali e geografiche. È l'esempio di Gina Giacchetta Campa, una maestra che quest'anno ha compiuto 100 anni e che ha ricevuto la Medaglia d'Oro dell'Istruzione.
"Mi hanno dato la medaglia d'oro dell'istruzione, sì però me la sono faticata andando a scovare i bambini nei campi e dietro le pecore per portarli a scuola".
Il cammino fatto fino ad oggi nel mondo del lavoro è stato certamente importante ma è lontano dal traguardo: e a pagare le conseguenze dell'incapacità di modellare la società sulle esigenze delle persone sono in primo luogo le donne e le mamme. Eppure sono proprio loro, madri e padri il primo livello educativo della società. Basti pensare al ruolo chiave che le madri straniere hanno per favorire l'integrazione e l'incontro tra culture, tradizioni e religioni diverse.
Primo compito della scuola, in piena collaborazione con la famiglia e con gli altri ambiti educativi della società, è infatti quello di insegnare il rispetto della persona umana nella sua integrità, educare al rispetto della diversità.
Per questi motivi, caro Presidente, Le sono grato di aver concesso l'alto Patronato della Presidenza della Repubblica e di aver voluto offrire alcune borse di studio, per l' anno scolastico 2007-2008, a sostegno del Concorso "Donne per le Donne" che presentiamo oggi insieme. Il concorso si propone di promuovere la cultura della parità, nel rispetto delle differenze di genere, e di valorizzare il lavoro e l' impegno delle donne a favore di altre donne, dell'affermazione della loro identità e della loro partecipazione alla vita sociale, culturale, scientifica, produttiva e politica. In un momento particolarmente significativo in cui le donne sono impegnate su vari fronti, non escluso quello militare a difesa dei diritti umani, della pace, della lotta alla mafia e alla criminalità, contribuendo alla crescita e allo sviluppo sociale ed economico, il Concorso riveste un significato che va ben oltre il momento celebrativo dell'8 Marzo.
E allora non posso che concludere ringraziando tutte le donne che si occupano di educazione. Un compito che nessuna persona che abbia a cuore il futuro può delegare, perché, come diceva Hannah Arendt, "L'educazione è il punto in cui si decide se amiamo abbastanza il mondo per assumercene la responsabilità".
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