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1. Gli scenari del progetto 1. 1. Lo scenario internazionale Il confronto con la complessità della realtà di un mondo in continuo ed accelerato mutamento impegna le società e gli individui in ogni campo, da quello politico a quello economico, a quello culturale, e richiede il possesso di nuovi e più validi strumenti di orientamento. Fornirli spetta alle diverse agenzie formative, soprattutto alle scuole, istituzioni di formazione per eccellenza, che debbono attrezzare a tale scopo il proprio intero impianto strutturale; l’orientamento infatti è questione che riguarda la scuola in ogni ordine e grado, dalla materna all’Università. La portata di tale bisogno è tale da interessare anche organismi che per loro natura sembrerebbero completamente estranei ai problemi dell’istruzione. Già nel 1980 Robert S. McNamara, allora presidente della Banca Mondiale affermava che lo sviluppo umano era qualcosa di più del progresso economico misurato in termini di prodotto interno lordo e individuava nell’istruzione una delle condizioni necessarie alla sua realizzazione. Per progredire è dunque necessario investire nel capitale umano, nell’istruzione dei giovani. A livello europeo, gli stati membri già da alcuni anni affrontano il problema della crescita economica, della disoccupazione e della competizione internazionale in termini d’istruzione. Nel Libro Bianco "Crescita, competitività, occupazione" la Commissione Europea ha delineato un contesto in cui l’istruzione e la formazione si situano in posizione strategica anche rispetto alla necessità di costruire nuovi modelli di crescita mirati all’eliminazione o almeno alla riduzione del problema della disoccupazione. Nel Libro Bianco "Insegnare e Apprendere" si identifica nella società conoscitiva il modello capace di raccogliere le sfide provenienti dai radicali cambiamenti prodottisi negli ultimi anni e che prevedibilmente si produrranno a ritmo crescente nel prossimo futuro. Attraverso una maggiore apertura della società alla conoscenza, attraverso un maggior investimento nell’istruzione e nella formazione, che si traduce nell’acquisizione di strumenti conoscitivi in campo umanistico, scientifico e tecnologico, nello sviluppo della capacità di imparare e nella disponibilità ad apprendere durante l’arco di tutta la vita, nella costruzione dell’attitudine al lavoro, i giovani potranno raccogliere le sfide provenienti dalla mondializzazione degli scambi, dalla globalizzazione delle tecnologie e dall’avvento della società dell’informazione, individuando opportunità di cui fruire e partecipando in tal modo allo sviluppo culturale, sociale ed economico dell’Europa. In mancanza di una formazione adeguata, che attrezzi ad affrontare l’incertezza del futuro, tali opportunità costituiranno ostacoli allo sviluppo sociale e personale e genereranno emarginazione, disoccupazione e arretratezza anziché integrazione, occupazione e sviluppo. Alla scuola quindi il compito di orientare i giovani, alle scuole di ogni ordine e grado il compito di fornirsi di una nuova struttura riconoscibile come orientante. Il consiglio d’Europa nell’affrontare il problema della realizzazione dell’apprendimento durante l’arco di tutta la vita indica fra i principi da tener presenti:
In particolare si ritiene "essenziale che l’istruzione iniziale fornisca un’ampia base di conoscenze, capacità, attitudini ed esperienze che sostengano l’ulteriore approfondimento.......". Si afferma che ogni livello scolastico dovrebbe includere nei suoi contenuti e processi un orientamento di apprendimento durante tutto l’arco della vita. Devono dunque esservi più stretti legami tra la scuola e le comunità locali, ivi compreso il mondo del lavoro. Sempre il Consiglio dì Europa, nell’ambito della politica in materia d’istruzione e formazione, ritiene obiettivo prioritario il perseguimento del successo scolastico, considerando questo sia un diritto del singolo finalizzato a garantire la possibilità di proseguire gli studi, di costruirsi una vita lavorativa ricca e soddisfacente, di diventare un cittadino attivo e pienamente realizzato a livello personale, sia la sfida più importante per la costruzione dell’Europa. A questo scopo i principi più importanti da applicare sono stati individuati in interventi all’insegna della continuità che comincino dall’età prescolare, nel coinvolgimento dei genitori, in un uso strategico delle risorse, e in azioni che prevedono la sinergia di più soggetti e istituzioni. Tale sinergia, indicata in tutti i documenti, assegna una nuova configurazione alla scuola che, integrandosi in maniera sempre più consapevole nelle diverse dimensioni della realtà territoriale, rappresenti il centro propulsore, di riferimento e di coordinazione delle diverse azioni di soggetti e organismi che entrano a far parte di un sistema formativo più allargato, del cosiddetto sistema formativo integrato, attrezzato pertanto a svolgere autentico orientamento a muoversi e intervenire in una realtà concreta. 1. 2. Lo scenario nazionale: il quadro normativo attuale e le prospettive In Italia il bisogno di rendere la scuola più adeguata alle necessità dell’individuo e della società è stato avvertito già da tempo. L’alto tasso di dispersione scolastica nelle scuole medie superiori, il numero elevato di abbandoni del sistema formativo dopo la scuola dell’obbligo, insieme alla bassa percentuale di laureati rispetto al numero degli iscritti all’Università e alla media europea, hanno evidenziato una strutturale inadeguatezza della scuola italiana a rendere i giovani in grado di operare scelte consapevoli. Gli interventi compensativi previsti da tutta la legislazione degli anni ‘70 si sono rivelati inidonei a garantire le pari opportunità nella fruizione dell’offerta formativa, condizione necessaria per un reale inserimento nella società degli adulti. Individuare strumenti efficaci per contrastare l’insuccesso scolastico, la dispersione, l’emarginazione e la disoccupazione, creando un autentico legame logico tra scuola e mondo del lavoro, in modo che quella fornisca formazione anche per questo, è rimasta questione aperta, più che mai dibattuta oggi che le contingenze dell’immigrazione di massa e della crisi economica l’hanno reso più grave e più urgente. La problematica risulta molto articolata, ma è soprattutto centrata sull’obiettivo di fornire la scuola di elementi di qualità, che la rendano capace di garantire a tutti gli alunni il successo attraverso la massima fruizione possibile delle opportunità formative, che costituiranno strumento di orientamento utilizzabile esteriormente e posteriormente alla scuola. Negli ultimi anni attraverso lo strumento della normativa primaria e secondaria sono state avviate profonde innovazioni nel campo della scuola di base, alcune in fase di più avanzato monitoraggio, altre in fase di monitoraggio iniziale. Per le scuole elementari sono stati promulgati i Programmi e una legge di riforma, seguita da una serie di decreti attuativi, con cui se ne rinnovano gli ordinamenti; per le scuole dell’infanzia sono stati promulgati gli Orientamenti, che, collocando tali scuole al primo grado del sistema formativo, ne hanno riconosciuto il carattere di "scuola", in grado di raccogliere "le sfide provenienti dal mondo della cultura e della società" e di fornire un servizio di alta qualità per la formazione dell’uomo e del cittadino. Le due carte programmatiche e le altre disposizioni citate, accogliendo i risultati più accreditati della moderna ricerca nel campo delle scienze dell’educazione e assumendo i principi sui diritti dell’uomo e in particolare dei bambini, riconosciuti a livello internazionale, hanno prodotto profonde innovazioni in una prassi consolidata da più decenni: nuovi contenuti, nuovi approcci metodologici, gruppo docente in sostituzione dell’insegnante unico, definizione di campi d’esperienza e ambiti disciplinari, introduzione della lingua straniera, tempo scuola più lungo e più articolato, flessibilità nell’organizzazione. Il principio di un funzionale flessibilità correlata alle situazioni contingenti, sia scolastiche che territoriali, è stato ulteriormente confermato dal rapporto della VII Commissione della Camera sull’attuazione della riforma nella scuola elementare in cui si richiama altresì l’attenzione sulla necessità di istituire accordi di programma e protocolli d’intesa tra scuole, enti locali e soggetti sociali al fine di realizzare una "scuola della comunità integrata nel territorio". Si apre la prospettiva di una progettualità concordata e condivisa tra scuola e territorio, che sappia ottimizzare l’uso delle risorse per un arricchimento dell’offerta formativa. Il rapporto con la realtà territoriale assume legittimità per tutti gli ordini di scuola dalla legge sull’ autonomia che riconosce alle istituzioni scolastiche il diritto e il dovere di diversificare e ampliare l’offerta formativa adottando soluzioni organizzative e didattiche adeguate alle contingenze locali in termini di bisogni e di risorse. Tale legge rappresenta uno degli strumenti principali per realizzare una formazione mirata a costruire quel senso di appartenenza, quell’identità sociale e territoriale, oltre che personale, riconosciute nei documenti europei come condizioni essenziali all’acquisto della cittadinanza consapevole nella società del futuro. Una finalità così importante, per essere realmente perseguita, ha però bisogno di altre due condizioni: la definizione articolata di obiettivi più specifici e un impianto organizzativo organico che ne sostenga il conseguimento. Questa consapevolezza è una delle ragioni sottese al grande riassetto normativo di cui è utile ricordare almeno due iniziative significative da parte del governo: 1. costituire un gruppo di "saggi" che delineassero il quadro complessivo di competenze e conoscenze irrinunciabili per tutti coloro che escono dalla formazione scolastica; 2. elaborare un disegno di legge sul riordino dell’intero sistema d’istruzione, tale che possa rispondere all’esigenza di efficacia e di efficienza emersa dal dibattito sulla scuola, sui problemi dello sviluppo e sull’occupazione La prima iniziativa si è conclusa con un documento di sintesi che pone in primo piano la questione dell’orientamento, che, nella società del presente, ampiamente differenziata e aperta a un mutamento costante, richiede il riferimento a un gran numero di modelli anche contrastanti. La seconda iniziativa ha raccolto consensi e critiche, alcune delle quali sono state accolte provocando l’introduzione di modifiche al documento iniziale; si attende ancora la discussione in Parlamento. 2. Le ragioni del progetto 2. 1. Il processo formativo unitarioIn considerazione della caratteristica di priorità rivestita dalla questione dell’orientamento, per la portata delle sue conseguenze, si è ritenuto opportuno avviare uno studio approfondito sulle possibilità d’intervento in questo settore. La direttiva sull’orientamento testimonia la dimensione delle riflessioni effettuate e indica prospettive di risposta al problema, tracciando le linee guida per l’azione concreta. Il nucleo fondante della riflessione è una nuova concezione di orientamento scolastico, considerato non come attività a latere rispetto alle altre attività disciplinari - con un tempo e uno spazio ben definiti e con il duplice scopo di individuare predisposizioni e attitudini e informare sulle possibilità di lavoro e di studio - ma come azione formativa trasversale a tutte le discipline e intrinseca a tutto l’insegnamento. Questo cambiamento di concezione dell’orientamento, da attività informativa e diagnostica ad attività formativa, fa sì che essa non sia più collocata nell’ultimo anno della scuola secondaria di primo e secondo grado, ma si situi lungo tutto il processo di apprendimento, dalla scuola materna fino agli studi superiori. 2. 2. La continuità L’esigenza della continuità è stata avvertita nel corso della riflessione sul fenomeno della dispersione scolastica, quando si è pervenuti alla conclusione che esso ha cause e origini complesse e perciò sostanzialmente ineliminabili con interventi circoscritti soltanto ad alcuni gradi di scuola. Esso è riconducibile a tutta l’esperienza formativa in blocco, nel succedersi e nell’intrecciarsi di episodi significativi, e attiene tanto il piano cognitivo quanto quello affettivo-relazionale. Si ritiene pertanto necessario e urgente diffondere la nuova cultura dell’orientamento al fine di dare corso a iniziative concrete nelle scuole di ogni ordine e grado, iniziative che dovendo fondarsi sul presupposto teorico dell’orientamento come processo continuativo, nella loro realizzazione dovranno comprendere un reale coordinamento fra gradi di scuole contigui. In considerazione di ciò è necessario che pur nell’attuale segmentazione della scuola in ordini diversi si realizzi una continuità d’interventi congruente con la continuità della persona e della sua crescita. L’importanza della continuità educativa è stata recepita e sottolineata dall’amministrazione centrale, che ha emanato al riguardo una ricca e articolata normativa, nell’ambito della quale è stata istituita in ogni scuola della fascia dell’obbligo un’apposita commissione con lo scopo di curare i rapporti con le scuole di grado contiguo, ma sono ancora pochi i casi in cui la continuità si traduce in azioni concrete, in iniziative comuni. Sarebbe necessario diffondere una cultura della continuità, tale che possa tradursi in azioni pedagogiche congiunte. Nel disegno di legge sul riordino dei cicli la continuità educativa è tenuta presente proprio nella strutturazione dei cicli (ci si riferisce alla scelta di far coincidere il ciclo primario con tutta una fase evolutiva e di porne il termine al compimento del dodicesimo anno di età, corrispondente all’inizio della fase successiva) e ribadita esplicitamente all’art. 5, comma 2, e all’art.6, comma 2, dove si legge testualmente: "Il ciclo primario, attraverso il coerente sviluppo del proprio percorso, che si raccorda da un lato alla scuola dell’infanzia e dall’altra al ciclo secondario, ......" La necessità della continuità educativa si fonda sul principio che l’insegnamento segua le strutture dei processi naturali di apprendimento e che questi partano dalle esperienze che i bambini fanno. E’ necessario perciò che tali esperienze siano graduali e concatenate, quindi controllate per mantenere l’unitarietà del processo. 2. 3. Dalla parte delle bambine e dei bambini Realizzare un progetto di orientamento scolastico che coinvolga la scuola materna e la scuola elementare significa individuare il carattere formativo e processuale dell’orientamento, significa sottolineare che l’apprendimento tutto, anche quello più precoce, concorre a formare individui in grado di elaborare un proprio progetto di vita, di saper scegliere responsabilmente e razionalmente, sulla base di una matura consapevolezza delle proprie propensioni e possibilità, di fare valutazioni serie e razionali delle situazioni, di saper decidere anche in condizioni di scarse conoscenze. Un’azione educativa efficace può far sì dunque che il futuro degli individui sia realmente scelto e non determinato dai modelli e dalle condizioni familiari. Occorre allora che nelle scuole si programmino e si predispongano le condizioni di apprendimento necessarie ad acquisire le capacità di scelta e di decisione. Di solito quando si parla di apprendimento e insegnamento si fa riferimento a conoscenze e competenze relative alle diverse discipline di studio, cioè a informazioni e abilità intellettuali, escludendo che gli atteggiamenti e le capacità metacognitive, cioè le capacità trasversali come quelle di scelta e di decisione, possano venire insegnate, nell’implicita convinzione che esse si sviluppino naturalmente. Gli studi più recenti hanno invece dimostrato che lo sviluppo è determinato dall’interazione tra predisposizioni ricevute alla nascita con il corredo genetico e stimoli ambientali e che interventi adeguati nei primi anni di vita di un individuo possono rivelarsi determinanti per gli apprendimenti e per gli eventi successivi. Da ciò consegue la fondamentale importanza dell’insegnamento, come attività che filtra, predispone tali stimoli e ne controlla gli effetti sull’apprendimento. Non è perciò inadeguato parlare di orientamento come di apprendimento delle capacità di scelta e decisione fin dai primissimi anni di scuola, piuttosto è necessario rilevarne la complessità e l’estensione temporale, il coinvolgimento in maniera interattiva di tutte le dimensioni della persona, cognitiva e affettivo-relazionale. Cognitiva perché ovviamente la scelta rimanda alla conoscenza e si pone pertanto la necessità di fornire ed elaborare una molteplicità di esperienze - da quelle prevalentemente operative della Scuola Materna a quelle sempre più intellettuali, da quelle interne alla scuola e relative alle cosiddette attività curriculari a quelle esterne, che si realizzano nel mondo circostante, da quelle reali a quelle vicarie e virtuali - che permettano di costruirsi piano piano un quadro il più ricco e articolato possibile della realtà e delle opportunità lavorative esistenti, un quadro che, per essere autenticamente rappresentativo della realtà, contenga in primo piano il territorio più vicino e sullo sfondo, ma non privo di chiarezza, il panorama europeo e mondiale. Affettivo-relazionale perchè le scelte e le decisioni attengono ai rapporti che l’individuo instaura con la realtà che va conoscendo e sperimentando: sono determinanti quindi, per i processi che si innescano di volta in volta, per gli atteggiamenti che si costruiscono, i modelli di riferimento e la scelta dei contenuti e dei contesti esperienziali. L’esperienza scolastica ha anche la caratteristica di essere collettiva, di essere condivisa da molti individui accomunati dalla stessa età, ma diversi per caratteristiche personali e culturali, che perciò diversamente la vivono : ne deriva una interazione proficua che produce valore aggiunto tanto alla crescita cognitiva quanto a quella affettiva e relazionale. E’ infatti nel contatto e nel confronto con gli altri che si costruisce la propria identità personale e culturale e, se il processo di costruzione è stato ben guidato, il risultato è la consapevolezza oggettiva delle proprie capacità, delle proprie volizioni, ma anche dei propri limiti, la conoscenza dei quali non impedisce una positiva percezione di sé, condizione indispensabile per operare scelte razionali. Tutte le esperienze significative incidono nella crescita degli individui, ma, essendo casuali, casualmente lasciano un’impronta di segno positivo o negativo. Le esperienze scolastiche invece sono intenzionali e perciò se ne chiariscono i significati, che diventano strumenti disponibili per l’interpretazione delle esperienze successive; il loro segno quindi è, deve essere, sempre positivo, anzi la scuola deve poter recepire di tutta l’esperienza di vita dei bambini, integrarla e renderla fruibile, proprio perché gli atteggiamenti di apertura e accettazione, le capacità di comprensione, di giudizio e di critica, di prendere decisioni, di assumersi responsabilità e correre dei rischi diventino patrimonio da spendere in tutti i contesti, strumenti di orientamento in tutte le occasioni di scelta. Indietro |
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