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INTRODUZIONE DEL MINISTRO
On. Luigi Berlinguer


I cambiamenti in corso nel sistema scolastico perseguono l'obiettivo primario del successo formativo di tutti i giovani, assicurando le condizioni per offrire pari opportunità e combattere la dispersione scolastica, gli abbandoni e gli insuccessi.

In questa ottica assume particolare rilevanza la consapevolezza che le esperienze educative e formative, compiute fin dalla prima infanzia, influiscono in maniera determinante sullo sviluppo successivo del bambino, tanto da assegnare un ruolo sempre più importante alla scuola dell'infanzia che l'esperienza pluridecennale indica come primo vero e proprio segmento del sistema scolastico. Basti ad esempio considerare che, pur in assenza di una normativa adeguata (la legge 444/'68 istitutiva della scuola materna statale è ormai ampiamente obsoleta), il 94% dei bambini dai tre ai sei anni frequenta la scuola dell'infanzia. Ciò ha reso possibile il suo riconoscimento come scuola a tutti gli effetti, così come viene sancito nel disegno di legge quadro in materia di riordino dei cicli di istruzione presentato dal Governo il 4 Luglio 1997 ed attualmente all'esame della Camera dei Deputati.

Se la scuola dell'infanzia (denominazione certamente più appropriata di quella ormai culturalmente inadeguata di scuola materna) si configura come vera e propria scuola, è allora necessario cercare le condizioni perché essa sia lo sia per tutti i bambini. Dunque il primo obiettivo da fissare e perseguire è la generalizzazione di questa scuola sull'intero territorio nazionale.

Tale processo non può prescindere dalla qualità da definire attraverso l'individuazione delle condizioni e degli standard. Lo stesso regolamento sull'autonomia organizzativa e didattica indica fra le competenze del Ministro della Pubblica istruzione anche quella di definire standard di qualità del servizio scolastico. Sotto questo aspetto la scuola dell'infanzia può e deve avere nell'autonomia lo strumento e la circostanza per definirne la qualità tenendo conto delle esperienze migliori in atto da tempo in molte scuole, qualità che va estesa a tutte le scuole, sostenuta e valutata.

A tal proposito non va sottaciuto che la questione dello sviluppo della scuola dell'infanzia, della sua generalizzazione, della ridefinizione della sua identità istituzionale e culturale, della sua qualità e specificità è aperta da anni, ma finora non è mai approdata a risultati concreti.

Basti ricordare le indicazioni della Commissione Ministeriale incaricata della revisione degli Orientamenti della scuola materna: gli Orientamenti furono emanati nel 1991, mentre le indicazioni, elaborate per la revisione conseguente e necessaria degli ordinamenti, rimasero "lettera morta". Né migliore sorte toccò al lavoro svolto dalla VII Commissione Cultura della Camera: nella XI legislatura si avviò l'iter parlamentare per la riforma degli ordinamenti della scuola dell'infanzia su proposte di legge presentate da diversi gruppi parlamentari (PCI, DC, MSI e una di iniziativa popolare), ma l'interruzione anticipata della legislatura non consentì di andare oltre una prima bozza di testo unificato. Di questo intenso lavoro di analisi, confronto e riflessione compiuto nell'ultimo decennio, il Governo intende tenere conto nel momento nel quale avanza una proposta di sviluppo qualitativo e quantitativo della scuola dell'infanzia, da sottoporre alla valutazione e al confronto con la scuola e con le forze politiche, sociali e culturali.

Questo impegno è oggi possibile grazie al mutato quadro di riferimento politico e istituzionale che sta producendo una forte attenzione verso l'infanzia (dalla legge 285/97 al recente disegno di legge governativo sugli asili nido), il rinnovamento in atto dell'intero sistema scolastico e formativo e la maturazione di un diffuso convincimento che le politiche formative potranno produrre efficaci risultati solo se organiche, integrate e supportate da adeguate risorse strumentali, finanziarie e umane.

Dunque l'obiettivo della generalizzazione della scuola dell'infanzia è perseguibile in tempi non lunghi se accanto ad un più forte intervento dello Stato sia sotto il profilo dell'ampliamento del servizio sia particolarmente sotto quello di governo del sistema si prende atto della circostanza storica che all'attuale 94% di scolarizzazione concorrono lo Stato per circa il 57%, le scuole degli enti locali per circa il 15% e quelle gestite da enti e associazioni private per circa il 28%.

Di questa realtà va tenuto conto anche al fine di una rapida generalizzazione della scuola dell'infanzia. Questo presuppone un quadro unitario di riferimento in grado di orientare lo sviluppo qualitativo di tutti i tipi di scuole dell'infanzia presenti conservando un ruolo centrale dello Stato.

Tale considerazione è importante per affermare in tempi brevi il diritto di tutti i bambini ad una scuola di qualità, ispirata nella sua azione educativa ai valori costituzionali, vocata a concorrere con le famiglie e le altre istituzioni educative a promuovere la personalità dei bambini, sviluppandone tutte le potenzialità, aperta a tutte le diversità senza discriminazioni di sorta, forte di una specificità ed identità istituzionale autonoma nella sua azione, collegata con l'asilo nido e in forte raccordo con la scuola elementare, al riparo da ogni rischio di scolasticismo o di funzione meramente preparatoria. In questo contesto la dibattuta questione dell'obbligatorietà dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia, proposta dal Governo, va valutata per la sua valenza pedagogico-didattica di forte raccordo con il percorso scolastico successivo e non, come qualcuno teme, per introdurre surrettiziamente un principio di parità.

La questione è ora affidata alla decisione del Parlamento e qui va solo chiarito il senso della proposta del Governo, che nulla toglie al carattere autonomo e specifico della scuola dell'infanzia che è e deve restare di durata triennale. Né infine va sottaciuto che l'esperienza della scuola dell'infanzia, il suo carattere di "scuola" a forte partecipazione sociale, produttrice di cultura per l'infanzia e di capacità di forte coinvolgimento dei genitori e di confronto continuo fra essi e il personale della scuola, da sempre luogo di lavoro cooperativo fra il personale, sede di sperimentazione didattica, flessibile nella sua organizzazione per meglio corrispondere alle tante e diverse esigenze del bambino e della famiglia, la definisce come il luogo educativo che più e meglio sa indicare il percorso concreto dell'autonomia all'intero sistema scolastico. Per tutte queste ragioni il Governo intende attuare una precisa politica per la scuola dell'infanzia presentando una proposta sulla quale è doveroso e necessario avviare un ampio confronto con tutte le forze sociali, professionali, sindacali, politiche e culturali a partire da un diretto coinvolgimento di tutte le scuole dell'infanzia, al fine di varare un vero e proprio programma di sviluppo e di qualificazione.



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