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Università: Istat, la sceglie il 65% dei diplomati
Laurea e diploma universitario sono le carte vincenti per trovare un lavoro qualificato. Ma bisogna essere ben orientati e con una forte motivazione
Roma, 4 novembre 1999 - Dopo l'esame di Stato quasi 7 ragazzi su 10 si immatricolano all'università, ma una matricola su quattro non si iscrive poi al secondo anno, e solo 40 matricole su 100 raggiungono il traguardo finale della laurea.
I laureati hanno più difficoltà rispetto a chi ha un titolo di studio inferiore a trovare subito lavoro, soprattutto a causa della mancanza di esperienze professionali; ma a poco più di tre anni dal titolo lo svantaggio iniziale viene recuperato e ha un'occupazione il 44,9% dei maturi, il 72,4% dei laureati e l'82,7% dei diplomati universitari.
Secondo i dati dell'edizione 1999 dell'indagine Istat "Università e lavoro. Statistiche per orientarsi", i corsi di laurea che danno maggiori opportunità lavorative sono economia aziendale (con un tasso di occupazione continuativa dell'88,9%), ingegneria (85,1%, con punte di quasi il 90% nel caso di ingegneria elettronica), odontoiatria (86,2%), scienze dell'informazione (79,6%). Buone anche le possibilità di ingresso nel mondo del lavoro per i laureati in farmacia (74%), veterinaria (73,2%), e del gruppo economico statistico (73,1%).
Il vantaggio che la laurea o il diploma universitario offrono ai fini occupazionali si fa ancora più evidente quando si parla di un'occupazione stabile: trova un lavoro continuativo il 60% dei laureati, il 58% dei diplomati universitari, solo il 35,8% dei maturi.
Laurea breve e laurea tradizionale offrono pressoché pari opportunità di lavoro: a distanza di tre anni dal conseguimento del titolo di studio ha un'occupazione stabile oltre l'80% degli appartenenti a ciascuna delle due categorie.
Il sistema universitario italiano insomma ripaga sul lungo termine l'impegno di studio: purché la scelta del corso di laurea sia coerente con il percorso formativo e le inclinazioni personali, e sia frutto di attività di orientamento che devono svolgersi negli ultimi due anni di scuola in collaborazione con l'Università e che portano alle preiscrizioni. "I ragazzi che fanno una scelta universitaria sulla base di una forte motivazione hanno sempre successo - ha detto il ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, nel corso della presentazione della ricerca - , anche se vanno controcorrente".
Il ministero della Pubblica istruzione sta curando in questi giorni la distribuzione a tutti gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori del rapporto Istat come un ulteriore strumento di informazione per la scelta post-diploma e per le preiscrizioni universitarie.
L'appuntamento di novembre con le preiscrizioni universitarie - aperte fino al 30 novembre '99 - è l'occasione per esprimere una scelta - per ora non obbligatoria né vincolante - al termine di un prima fase di orientamento che deve iniziare nel penultimo anno di scuola e accompagnare gli studenti anche nell'ultimo anno, fino al momento della scelta definitiva della facoltà universitaria, dopo il superamento dell'esame di Stato. A questo proposito il ministro ha invitato i capi d'istituto "ad agevolare le operazioni telematiche richieste dalle preiscrizioni, mettendo a disposizione dei ragazzi i computer della scuola e a stimolare i docenti ad affrontare in classe il tema della scelta universitaria".
L'orientamento, hanno sottolineato il ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer e il collega dell'Università e della Ricerca scientifica, Ortensio Zecchino, è ormai uno dei principi fondamentali dei nuovi saperi e della scuola del Duemila.
E' negli obiettivi didattici dei docenti e uno dei traguardi della formazione dei giovani, è alla base della "peer education", l'educazione tra pari che prevede il confronto e lo scambio di esperienze fra studenti dello stesso istituto. E' uno dei contenuti qualificanti per la compilazione del Pof e una delle funzioni di sistema a cui il contratto della scuola assegna un riconoscimento economico e di carriera. Non ultimo, è uno degli strumenti più efficaci contro la dispersione universitaria.
R.G.
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