LE POLITICHE GIOVANILI E LA CITTADINANZA STUDENTESCA

Jacopo Greco
Consigliere del Ministro per le politiche giovanili

Le politiche giovanili del ministero della pubblica istruzione si inseriscono all'interno di scelte che il governo ha condotto in questi ultimi quattro anni nei confronti dei giovani e che hanno avuto come base:

  • il principio di considerare le giovani generazioni come una risorsa strategica su cui investire per il futuro e il presente del nostro paese
  • la volontà di favorire la piena inclusione delle nuove generazioni anche attraverso il riconoscimento di inedite forme di cittadinanza e sedi di rappresentanza
  • la necessità di garantire una formazione qualificata, moderna e che sappia tenere conto della complessità della società attuale e futura.

E' in questo terreno che hanno trovato corpo un insieme di strategie di intervento e si sono elaborate delle nuove norme e delle pratiche nei confronti degli studenti, in particolare delle secondarie superiori. All'interno di queste attività ci sono alcuni ambiti principali su cui vorrei soffermarmi per fissare i principi attorno a cui si annoda la filosofia di fondo che ha guidato le strategie sulle politiche giovanili. In questo contributo introduttivo vorrei pertanto trattare i seguenti temi (che verranno sviluppati e approfonditi nel corso di questo capitolo):

  • lo Statuto delle studentesse e degli studenti nella scuola dell'autonomia
  • la partecipazione e la rappresentanza
  • la riforma del ministero della pubblica istruzione in rapporto alle politiche giovanili.

LA SFIDA DELLO STATUTO NELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA

Lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti è il testo normativo che sintetizza e rappresenta meglio le linee teoriche e innovative su cui si incentrano le politiche giovanili.
Questa carta (D.P.R. n. 249 del 24 giugno 1998) è figlia delle rivendicazioni studentesche: è stata proposta da svariate realtà del mondo studentesco (associazioni di diverso genere, moltissime assemblee di istituto, comitati studenteschi) e anche dal C.N.P.I. che ne ha elaborato una bozza nel 1993.

Lo Statuto è stato pensato come uno strumento fondamentale di partecipazione studentesca nella scuola dell'autonomia; come uno dei tasselli che danno senso e organicità al mosaico riformatore. Se proviamo a riassumere in un solo concetto ciò che lo Statuto sancisce possiamo dire che esso è un modo di affermare il principio di cittadinanza nella comunità scolastica; tale principio si traduce nella dignità della persona (in questo caso lo studente), nella titolarità di diritti e doveri che caratterizzano il nuovo status giuridico del giovane che apprende nella scuola dell'autonomia, nel diritto ad un formazione qualificata, nel diritto-dovere di assumersi responsabilità.
Ma che cos'è e come si concretizza la cittadinanza dello studente nella scuola? E quale idea di cittadinanza viene affermata nello Statuto?
Bisogna sottolineare che questo testo non vuole introdurre una sorta di conflittualità studentesca verso le altre componenti della scuola, né vuole riprodurre un improbabile schematismo sindacale nelle relazioni fra studenti e docenti, come taluno ha erroneamente sostenuto.
Lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti vuole invece sostenere una duplice idea di cittadinanza: sul piano democratico e nell'ambito del percorso formativo di ciascuno studente.

Il principio di cittadinanza democratica

La scuola è un pezzo della società, una comunità all'interno della quale diversi soggetti convivono e cooperano per il raggiungimento di uno stesso fine. Se si parte da questo presupposto risulta giusto e consequenziale che la scuola sia attraversata dai principi della democrazia. Tuttavia il livello di democrazia all'interno di una comunità non si misura soltanto dal tasso di democraticità contenuto nei principi dell'ordinamento giuridico-normativo generale, in questo caso quello scolastico, ma anche nell'ambito dello sviluppo concreto e nell'esercizio quotidiano della vita democratica all'interno di ogni singola istituzione scolastica. Da questo punto di vista appare di notevole importanza la logica con cui lo Statuto crea la cultura dei diritti e dei doveri, del rispetto di regole di convivenza elaborate e condivise dalle componenti della comunità scolastica. La logica adottata è quella dell'autonomia: lo Statuto fissa i principi, i diritti e i doveri fondamentali, i meccanismi per garantire l'applicazione e il rispetto delle norme, ma deve essere il regolamento di istituto di ogni scuola a recepire e tradurre nel contesto specifico ciò che lo Statuto prevede.
Lo Statuto degli studenti ha attribuito a questa componente insieme ad una serie di diritti (circa venti) anche dei corrispondenti obblighi. E' importante che ai diritti siano stati affiancati dei doveri perché, da un lato, rappresentano l'essenziale e naturale completamento dei diritti, dall'altro svolgono una funzione inclusiva dello studente nella comunità della scuola. I doveri svolgono il ruolo di rendere un soggetto parte integrante e responsabilizzata di una comunità.
Nell'ambito del catalogo dei diritti attribuiti agli studenti, sembra rilevante sottolineare la statuizione del diritto alla partecipazione , che si manifesta, in senso stretto, come diritto a poter svolgere direttamente delle attività e, in senso lato, come diritto ad eleggere (o ad essere eletti in) organi rappresentativi. Questa ambivalenza del diritto alla partecipazione costituisce una duplice spinta alla pratica della democrazia rappresentativa e partecipativa. L'impianto partecipativo diretto, rafforzato considerevolmente dalle nuove riforme (attività pomeridiane, autonomia, diritto di consultazione degli studenti…), viene a coniugarsi con forme rappresentative della partecipazione studentesca (consulte provinciali, comitati studenteschi, consigli di istituto...).
La pratica della democrazia, all'interno di una comunità che ha per fine la formazione dei cittadini di domani, si carica di un significato più ampio, ovvero di una valenza educativa.
La partecipazione attiva in un quadro di regole democratiche, la piena operatività di un sistema di rappresentanze, la possibilità di svolgere autonomamente alcune attività di cui ci si assume la responsabilità, l'esercizio dei diritti e il rispetto dei doveri all'interno della scuola rappresentano momenti di educazione alla cittadinanza, alla legalità, alla democrazia. In altri termini si vuole affermare il principio che in questo campo si può imparare anche grazie all'agire, al fare e al saper fare. Come possiamo credere che l'insegnamento teorico dell'educazione civica, svolto tramite lo studio della Costituzione, possa essere realmente efficace se nella realtà scolastica quotidiana non si determinano delle pratiche di partecipazione democratica? E così, a partire da questa riflessione, l'esperienza della cittadinanza studentesca si coniuga con il percorso formativo e con la funzione pedagogica della scuola

Cittadinanza come partecipazione attiva al proprio percorso formativo

Nello Statuto è presente una duplice dimensione in cui esercitare la cittadinanza dello studente: accanto alla dimensione democratica vi è la dimensione educativa e formativa. Se l'obiettivo della scuola dell'autonomia è quello di puntare al raggiungimento del successo formativo da parte di ciascuno, è necessario prevedere un coinvolgimento consapevole e attivo all'interno dei percorsi formativi. Bisogna partire dal presupposto che lo studente è un soggetto dell'apprendimento e non un semplice utente, fruitore di un insegnamento rigido che viene trasmesso attraverso un metodo nozionistico. Lo studente è titolare di un diritto ad apprendere e tutta l'organizzazione scolastica deve tendere verso la realizzazione di questo diritto. Con l'introduzione dell'autonomia e dell'intero complesso di riforme la definizione tradizionale di "diritto all'istruzione" viene ad arricchirsi e forse a riconfigurarsi: non è infatti più da intendersi come diritto a ricevere le opportunità di istruirsi, ma come diritto al successo formativo. Questo significa che l'intero sistema formativo deve tendere a garantire dei risultati a ciascuno studente e non ad una massa indifferenziata di discenti. Come è possibile raggiungere questo obiettivo?
La risposta non è contenuta solo nello Statuto degli studenti o in una singola legge. E' possibile trovarla se si compie una lettura complessiva e integrata del mosaico delle riforme; basti pensare organicamente all'autonomia scolastica, agli esami di Stato, all'elevamento dell'obbligo, o ai documenti della commissione sul riordino dei cicli. Da questo impianto possiamo evincere che il raggiungimento del suddetto obiettivo può avvenire grazie ad una nuova centralità dell'apprendimento e della persona che apprende, grazie da una nuova flessibilità dei curricoli che permetta di valorizzare le inclinazioni e le capacità di ciascuno studente e di stimolare la voglia di apprendimento anche dei più refrattari, grazie a forme di individualizzazione e differenziazione dei percorsi formativi. Lo Statuto delle studentesse e degli studenti si inserisce organicamente in questo contesto teorico. In questa chiave vorrei citare tre passi che mi sembrano particolarmente significativi:

Art. 2
Diritti

1. Lo studente ha diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi, anche attraverso l'orientamento, l'identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità delle idee. La scuola persegue la continuità dell'apprendimento e valorizza le inclinazioni personali degli studenti, anche attraverso un'adeguata informazione, la possibilità di formulare richieste, di sviluppare temi liberamente scelti e di realizzare iniziative autonome (...).
3. Lo studente ha diritto di essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola.
4. Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.

In queste norme estremamente innovative si descrivono i principi e le scelte su cui deve articolarsi una scuola autonoma e moderna che punti al successo formativo.
Appare chiaro allora come il coinvolgimento e la partecipazione degli studenti al percorso formativo nascano da un'esigenza didattica prima che da un principio democratico. Un insegnamento efficace che punti a valorizzare le capacità e le inclinazioni di ciascuno studente, che tenda a far maturare nei discenti senso di responsabilità, capacità di giudizio autonomo e di autovalutazione, deve basarsi sulla trasparenza dei criteri di valutazione e sulla capacità di ascoltare i bisogni di colui che apprende, instaurando con quest'ultimo un rapporto di dialogo e di rispetto reciproco.
Sono questi stessi principi che rendono fondamentale un coinvolgimento reale degli studenti nel percorso di elaborazione del piano dell'offerta formativa, come previsto dal regolamento dell'autonomia. La presenza degli studenti in questa fase di progettazione è decisiva per lo sviluppo di un modello completo ed efficace di autonomia scolastica.

LA PARTECIPAZIONE E LA RAPPRESENTANZA

In questi anni sono stati ideati spazi di partecipazione degli studenti all'interno della vita della scuola; mi riferisco in particolare alla creazione di un nuovo sistema di rappresentanza studentesca e alla possibilità di tenere aperte le scuole al pomeriggio o nei giorni di vacanza per realizzare attività integrative o iniziative complementari proposte dagli studenti. Queste ultime attività hanno rappresentato una prefigurazione interessante della logica dell'autonomia e hanno avuto complessivamente un riscontro positivo nelle scuole, al punto che il MPI è stato indotto a riconfermare, anche per quest'anno, uno stanziamento di quaranta miliardi per finanziare la realizzazione di queste iniziative. Sono convinto che, con l'introduzione dell'autonomia, questi spazi acquistano un valore aggiunto e possono costituire un momento importante nella vita di tutta la comunità scolastica.
Sul tema della rappresentanza si è dato vita a delle nuove sedi di espressione della voce degli studenti. Nel fare questo si è tenuto conto di alcuni principi:

  1. Le decisioni in materia di politiche formative e di organizzazione della vita scolastica a livello nazionale, territoriale e della singola istituzione scolastica, non possono essere prese senza un'adeguata consultazione e un coinvolgimento della componente studentesca.
  2. Gli studenti devono essere dotati di un sistema di rappresentanza al tempo stesso flessibile (e quindi capace di includere forme significative di spontaneismo e di aggregazione degli studenti), regolamentato (è fondamentale che esistano delle regole nel funzionamento della rappresentanza per garantire la massima democrazia anche in questo campo).
  3. Il mondo degli studenti delle scuole superiori è estremamente vasto (circa 2.500.000 di giovani) eterogeneo (un ragazzo di quattordici anni è solitamente portatore di esigenze e problemi diversi da quelli di chi ne ha diciotto o diciannove), ciclico (c'è un ricambio annuale che non facilita la continuità).
  4. Ci si è mossi sull'idea di riconoscere un doppio canale di rappresentanza degli studenti: quello istituzionale e quello associativo. Entrambi questi livelli costituiscono un luogo di rappresentanza con cui l'istituzione scolastica nel suo complesso deve imparare a sapersi misurare sempre di più per un funzionamento efficace di tutto il sistema.

Nel versante istituzionale della rappresentanza è degna di nota la creazione delle consulte provinciali degli studenti. Questi organismi, composti da due rappresentanti eletti dagli studenti in ogni istituto della provincia, sono al loro quarto anno di vita. Costituiscono un'esperienza molto interessante perché hanno favorito la sollecitazione di una spinta dal basso verso l'affermazione di un sistema di cittadinanza e partecipazione studentesca, perché hanno implementato la maturazione di una cultura responsabile, propositiva e progettuale degli studenti nella nuova scuola, perché hanno dato vita a proficue relazioni istituzionali con gli enti del territorio. Credo pertanto che si possa tracciare un bilancio positivo; anche se permangono dei limiti sul consolidamento di queste rappresentanze su cui bisogna lavorare.
Vorrei sintetizzare cinque punti ai quali credo bisogna dedicare attenzione in futuro:

  1. Bisogna favorire un'integrazione fra il lavoro delle consulte e il processo di autonomia scolastica. Le consulte degli studenti in ogni singola provincia possono essere una risorsa preziosa per supportare, monitorare e implementare il consolidamento dell'autonomia scolastica, se sono messe pienamente in grado di interagire sempre di più con le altre componenti della scuola (dirigenti scolastici, docenti, personale ATA, genitori) e con gli uffici dell'amministrazione.
  2. La consulta deve mantenere e rafforzare il rapporto fra la dimensione nazionale e provinciale della rappresentanza e la dimensione di istituto. Uno scollamento fra il livello dell'istituzione scolastica e quello provinciale renderebbe questi organi pericolosamente autoreferenziali.
  3. Lo svolgimento delle elezioni delle consulte nel mese di Ottobre e dei presidenti delle consulte a Novembre riduce il livello di operatività e di funzionalità, determinando, di fatto, un vuoto di rappresentanza nei primi tre mesi dell'anno scolastico. Per questo è fondamentale accogliere la proposta di anticipare tali elezioni al mese di Maggio. Il Ministro ha dato disposizione per lavorare in tal senso.
  4. La formazione dei rappresentanti eletti è un'attività essenziale per mettere gli studenti in condizione di esercitare una partecipazione piena e consapevole. In quest'ambito è risultato molto efficace il metodo della peer education e del coinvolgimento si studenti, o ex-studenti, già formati che diventano formatori di nuovi rappresentanti con il tutoraggio dei docenti.
  5. I docenti referenti per le consulte e le politiche giovanili rivestono una funzione determinante per supportare e favorire le attività delle consulte.
Per rendere più efficace l'attuazione delle politiche giovanili nella scuola dell'autonomia è fuori ombra di dubbio che la riforma del ministero della pubblica istruzione costituisce un tassello di grande rilevanza

LA RIFORMA DEL MINISTERO E LE POLITICHE GIOVANILI

Il nuovo orientamento politico e culturale seguito dal ministero in questi ultimi anni nel modo di concepire gli studenti nella scuola ha avuto come conseguenza l'adozione di una nuova impostazione organizzativa nel modo di realizzare e coordinare le attività rivolte alle giovani generazioni studentesche.
Gli interventi sono stati incentrati attorno a due principi, di cui il secondo è in realtà una derivazione del primo:

  • lo studente è soggetto dell'apprendimento e tende a raggiungere il successo formativo
  • lo studente è una persona, un cittadino della comunità scolastica, attivo, responsabile e titolare di diritti e doveri.

A partire da queste idee si è deciso di creare un coordinamento per le attività degli studenti, collocato all'interno dell'Ispettorato dell'educazione fisica e sportiva, nella convinzione che lo sport sia un ambito educativo - culturale fondamentale per la formazione di una persona libera e responsabile. Possiamo dire che la realizzazione delle politiche giovanili è avvenuta su due livelli:

  • un livello integrato e trasversale alle azioni dell'amministrazione e ai processi di riforma
  • un livello specifico, funzionale al primo, ma mirato alla promozione del diritto all'apprendimento, della cittadinanza e della partecipazione consapevole e responsabile degli studenti.

Con il regolamento di riforma del MPI, approvato in Consiglio dei Ministri nel mese di Luglio e in attesa di registrazione alla Corte dei Conti, si passa da una struttura sperimentale alla creazione di un'area di funzione, un ufficio strutturato, con a capo un dirigente generale e situato all'interno del Dipartimento per i servizi nel territorio. E' un passaggio di fase, estremamente innovativo, che ha per obiettivo il rafforzamento dei due livelli di intervento che si citavano prima. Nella scuola dell'autonomia, basata sull'autogoverno delle componenti, capace di interagire con i bisogni del territorio e volta al raggiungimento del successo formativo, è strategica l'esistenza di uffici dell'amministrazione che a livello nazionale, regionale e territoriale possano offrire servizi e supporto alle istituzioni scolastiche per la promozione di una cittadinanza attiva degli studenti.