Il Piano dell'offerta formativa
esplicita i percorsi di flessibilità didattica e organizzativa progettati dalla scuola

Attraverso il Piano dell'offerta formativa la scuola costruisce le condizioni didattiche, organizzative, professionali e di relazione per rendere flessibile l'attività educativa e per migliorarne così l'efficacia.

La flessibilità consente di articolare il rapporto tra chi insegna e chi impara in forme non rigide e, quindi, di modellare la didattica sui modi e sui tempi di apprendimento degli studenti.

Tra le forme di flessibilità che le scuole possono adottare il Regolamento cita:

  • l'articolazione modulare dell'orario annuale di ciascuna disciplina e attività;
  • la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione (il cui standard è di 60 minuti) e l'utilizzazione degli spazi orari residui;
  • l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche per alunni in situazione di handicap;
  • l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso,
  • l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.

L'insieme dei meccanismi di flessibilità che ciascuna scuola può adottare nel suo Piano dell'offerta formativa, e in particolare l'articolazione modulare del monte ore annuale delle discipline e dei gruppi di alunni, consentono di rispondere alle esigenze dei singoli allievi con maggiore efficacia rispetto al passato.
I tempi dell'insegnamento possono essere infatti combinati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare:

  • specifici percorsi di
    • accoglienza
    • continuità
    • orientamento e/o riorientamento

  • fasi di insegnamento intensivo seguite da altre di appoggio e mantenimento attività laboratoriali pluridisciplinari

  • diminuzione del numero delle discipline mediante la concentrazione del loro monte ore annuale in un solo quadrimestre.

In tal modo l'anno scolastico non è più l'unica unità di misura per programmare le fasi dell'insegnamento e dell'apprendimento. A loro volta i gruppi di alunni possono essere articolati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare:

  • gruppi più numerosi per le lezioni frontali
  • gruppi più piccoli per le esercitazioni, il sostegno, il recupero, l'approfondimento
  • gruppi temporanei di livello e/o di riallineamento -gruppi per attività in laboratorio
  • gruppi per le discipline opzionali
  • gruppi per le discipline facoltative

In tal modo la classe -che ovviamente non viene abolita come luogo di relazione e di incontro tra pari -non è più l'unità di misura unica per organizzare i gruppi di apprendimento.