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AUDIZIONE DEL MINISTRO LETIZIA MORATTI
Commissione Cultura, Gioventù, Educazione e Sport
Parlamento Europeo
BRUXELLES - 8 LUGLIO 2003
"LE PRIORITA' DELLA PRESIDENZA ITALIANA DELL'UNIONE EUROPEA"
PREMESSE
LA NUOVA CENTRALITA' DELL'ISTRUZIONE
Nel marzo 2000 a Lisbona il Consiglio europeo ha legittimato un nuovo potenziale ruolo per l'istruzione, riconoscendo che l'Unione europea si trova dinanzi "ad una svolta epocale risultante dalla globalizzazione e da una economia basata sulla conoscenza".
Dopo Lisbona, si è avviato un processo consolidato dai successivi Consigli, a partire da quello di Stoccolma del marzo 2001: il livello qualitativo e quantitativo della cooperazione comunitaria nel settore dell'istruzione si è ulteriormente elevato qualificando il "valore aggiunto" dell'azione dell'Unione, prefigurato dai Trattati.
La Presidenza italiana, in linea con gli orientamenti comunitari già condivisi, intende rafforzare e sostenere tale processo in stretta intesa con la Commissione ed acquisendo il prezioso contributo del Parlamento europeo, per corrispondere all'obiettivo primario che i Trattati prevedono per l'Unione: contribuire allo sviluppo di un'istruzione di qualità, incentivando la cooperazione tra gli Stati membri ed integrandone l'azione nel pieno rispetto della responsabilità nazionale degli stessi.
Per la Presidenza italiana, l'obiettivo di un'educazione di qualità è strettamente correlato allo sviluppo ed alla promozione di una dimensione europea dell'educazione stessa, pur nella consapevolezza che il concetto di dimensione europea dell'educazione va inteso in senso dinamico, come continuo processo di interazione alla cui base sono la coscienza ed il rispetto del pluralismo e delle diversità, di quelle diversità che sono patrimonio e ricchezza dei popoli d'Europa.
Riteniamo che possa essere considerata ormai superata la funzione a vocazione "professionale", assunta nei primi anni della cooperazione europea nel settore dell'istruzione, coerentemente con la configurazione iniziale della Comunità: una realtà economica votata prevalentemente all'integrazione dei mercati ed alla rimozione degli ostacoli, alla mobilità dei fattori produttivi. Tale configurazione si è trasformata con il procedere dell'integrazione europea e l'emergere dei motivi che spingono in forme diverse all'unità politica, oltre che economica, del nostro continente. Vi sono nuove attese nei confronti delle politiche educative e della formazione. Accanto all'esigenza di garantire una serie di diritti individuali a tutela della mobilità o dell'esercizio di una professione regolamentata, è cresciuta la consapevolezza politica del ruolo dell'istruzione-formazione, del suo rilievo quale variabile fondamentale del processo dello sviluppo economico e sociale, in sostanza della sua centralità per il futuro degli Stati e, pertanto, dell'Unione europea.
CONTINUITA' D'AZIONE CON GLI ORIENTAMENTI COMUNITARI
Tale sviluppo, che trova i primi segnali di evoluzione nell'atto unico del luglio '87, ove si riconosce che la realizzazione del grande Mercato europeo si fonda in gran parte sulla valorizzazione delle capacità e delle potenzialità delle "risorse umane", è confermato nel Libro Bianco di Delors del dicembre 1993 su "Crescita, competitività e occupazione", dove si identificano l'istruzione e la formazione quali fattori determinanti per lo sviluppo delle economie europee e per far fronte alle esigenze della concorrenza internazionale.
L'insieme variegato dei programmi e delle azioni che, a partire dagli anni novanta e sullo slancio del riconoscimento formale dell'istruzione nei trattati di Maastricht, hanno dato impulso ad un rinnovato processo di cooperazione transnazionale, ha consentito la mobilità delle persone e delle idee, la realizzazione di progetti pilota, lo scambio di esperienze e pratiche innovative coinvolgendo studenti, docenti, scuole ed università, facilitando progetti di partenariato e promuovendo l'esercizio di una reale cittadinanza europea.
Questo flusso di progetti precede, si coniuga e fornisce una prima consolidata base di supporto a quella cooperazione in materia di istruzione e formazione che costituisce il presupposto per conseguire l'obiettivo che l'Unione Europea si è posto a Lisbona: costruire un'economia competitiva fondata sulla conoscenza.
Corrispondere a tale sfida richiede impegno coerente e costante, poiché significa porre l'istruzione al centro dei processi di crescita e modernizzazione delle nostre società, dando seguito ai tre obiettivi prioritari già approvati dal Consiglio Istruzione del 14/2/2002:
migliorare la qualità e "l'efficacia dei sistemi di istruzione e formazione";
agevolarne l'accesso a tutti;
facilitare l'apertura dei sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo.
In tale quadro, le tematiche prioritarie proposte dalla Presidenza Italiana intendono coniugare la valorizzazione della persona umana come individuo e come cittadino, i bisogni della coesione sociale ed insieme le esigenze della competitività e dello sviluppo economico, congiungendo qualità ed equità.
PRIORITA'
QUALITÀ DELLE RISORSE UMANE E SVILUPPO
Per realizzare gradualmente un'economia basata sulla conoscenza, il capitale umano diviene la principale risorsa per lo sviluppo sociale ed economico degli Stati membri e, conseguentemente, dell'Unione Europea. La valorizzazione del capitale umano, inteso come insieme delle conoscenze, capacità e competenze dei singoli individui componenti una società, determina benefici sia sotto il profilo della qualità della vita, dell'occupazione e della coesione sociale che della competitività.
Il rilancio dello "spazio educativo e formativo europeo" nell'ambito degli obiettivi da conseguire entro il 2010, pone il problema del raccordo delle politiche economiche, sociali e della ricerca, anche nella prospettiva dello sviluppo di una politica di "lifelong learning", come auspicato dalla comunicazione della Commissione adottata il 21 novembre 2001.
Nell'ambito dell'applicazione del metodo del coordinamento aperto l'Italia intende promuovere una specifica iniziativa sul capitale umano come fattore di coesione sociale, crescita economica ed occupabilità, sviluppando in tal senso, d'intesa con la Commissione, le potenzialità dell'attività transnazionale.
Questa sfida ci impone l'esigenza di ricercare il migliore impiego degli investimenti del sistema educativo e formativo, attraverso più rigorosi metodi di valutazione dei livelli di apprendimento e delle offerte didattiche, per mezzo di una migliore qualità organizzativa dell'insegnamento e della ricerca.
Il progetto sul capitale umano si basa sugli orientamenti dell'unione europea, finalizzati alla promozione della società della conoscenza che fanno seguito ai vertici di Barcellona, Lisbona e Nizza e su una stretta interazione tra le politiche educative e della formazione e le politiche sociali e del lavoro.
In questi tre anni gli Stati membri e la Commissione hanno operato congiuntamente per sostenere la cooperazione in materia di istruzione e formazione, che ha acquistato slancio con l'approvazione del programma dettagliato di lavoro sugli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa e con l'orientamento verso una strategia per la realizzazione della formazione lungo tutto l'arco della vita.
Il conseguimento di tale obiettivo comporta in primo luogo la valorizzazione delle risorse umane, nell'intento di individuarne i bisogni, di utilizzarne appieno le capacità, di agevolarne la crescita e di migliorarne la qualità della vita.
E' necessario in tale contesto riconsiderare le politiche nazionali ed i metodi della cooperazione a livello europeo, ancor più nella prospettiva del processo dell'allargamento dell'unione:
da un lato occorre infatti porre l'istruzione e la formazione al centro dei processi di crescita e modernizzazione delle nostre società;
dall'altro è necessario sviluppare le potenzialità dell'attività transnazionale, promuovendo nuove proposte di collaborazione che rafforzino il processo avviato.
A tal fine, è necessario adottare un approccio innovativo all'analisi dei bisogni di istruzione e formazione, che consideri il punto di vista della domanda e non esclusivamente l'analisi dell'offerta formativa disponibile: tale analisi non può prescindere dall'individuazione dei segmenti di popolazione per i quali emerge in modo più evidente il divario rispetto all'attuale contributo allo sviluppo economico ed alla stabilità sociale.
Una strategia che adotti misure "ritagliate" sui reali bisogni dell'utenza consente di focalizzare gli interventi, incrementando l'efficacia degli investimenti nell'educazione e garantendo una loro più adeguata valutazione.
I principali elementi della proposta della Presidenza italiana saranno posti all'attenzione dei Ministri dell'istruzione e del lavoro in una riunione informale che avrà luogo a Milano il 27 e 28 ottobre, anche in funzione di successive conclusioni in sede di Consiglio istruzione:
sostegno ad un orientamento delle politiche educative e formative che coniughino gli obiettivi di coesione sociale e di competitività;
definizione del divario tra disponibilità di risorse umane ed esigenze di valorizzazione di segmenti di popolazione rilevanti ai fini dell'innalzamento dei livelli di competitività dell'Unione Europea nel contesto mondiale;
integrazione tra politiche educative e politiche sociali e del lavoro nella formazione del capitale umano;
avvio di un processo strutturato e continuo di cooperazione per lo sviluppo e la valorizzazione del capitale umano.
DISAGIO GIOVANILE E DISPERSIONE SCOLASTICA
L'altra tematica che la Presidenza italiana intende valorizzare è la centralità dei bisogni, degli interessi, delle aspirazioni degli utenti primari dell'istruzione e della formazione, ovvero gli studenti che vanno ricollocati al centro delle riforme orientate al miglioramento della qualità dei processi di insegnamento/apprendimento.
Rendere l'apprendimento più attraente e garantire a tutti l'accesso all'istruzione, coerentemente con gli obiettivi approvati dal Consiglio istruzione del 14-2-2002, diviene una scelta obbligata se si vogliono conciliare gli elevati tassi di occupazione auspicati con i più elevati livelli di competenza richiesti.
Nel testo del Consiglio Istruzione del 5 maggio 2003 la riduzione a non più del 10% degli abbandoni precoci degli studi è stata individuata come uno dei livelli di riferimento su cui si baserà la verifica dei risultati del programma comune di lavoro.
In tale quadro la Presidenza italiana intende porre all'attenzione dei Ministri la problematica della dispersione scolastica nel contesto del più ampio fenomeno del disagio giovanile.
Al riguardo, salvaguardando l'autonomia e valorizzando la specifica capacità propositiva della scuola, è altresì necessario rafforzare la collaborazione tra autorità, istituzioni e associazioni di volontariato che a vario titolo sono impegnate nel contrastare e limitare gli effetti del disagio e della disgregazione sociale nel processo formativo.
L'intento è quello di promuovere e sviluppare azioni volte alla costruzione di iniziative metodologiche finalizzate a creare sinergie tra il mondo della scuola e le diverse forme di volontariato sociale per la valorizzazione delle esperienze in questo ambito.
La tematica, per la quale si prevede la presentazione di una specifica risoluzione da portare all'approvazione del Consiglio istruzione, verrà posta anche all'esame di una riunione informale che avrà luogo a San Patrignano il 3 e 4 ottobre, cui saranno invitati i Ministri dell'istruzione e delle politiche giovanili.
La proposta della Presidenza italiana dovrebbe orientare gli sforzi congiunti dell'Unione e degli Stati membri tesi a:
agevolare la realizzazione di centri locali di aggregazione che, favorendo l'incontro dei soggetti diversi operanti sul territorio, rendano più efficace e funzionale la lotta contro la dispersione scolastica divenendo riferimento per attività educative, culturali e sociali;
valorizzare le esperienze formative di successo, comprese anche quelle non curricolari, mirate al reinserimento nel sistema scolastico dei giovani che hanno abbandonato lo studio favorendone la diffusione e la disseminazione;
promuovere progetti pilota transnazionali di formazione continua degli insegnanti;
sensibilizzare le famiglie e promuovere la loro partecipazione;
sostenere attraverso azioni specifiche il coinvolgimento delle scuole nelle iniziative intraprese dal volontariato sociale.
Lo sviluppo di tale tematica si pone in linea con gli orientamenti del Libro bianco della Commissione europea sulla gioventù e punta ad un rafforzamento della dimensione giovanile nelle politiche comunitarie attraverso un migliore coordinamento tra i vari livelli decisionali ed i vari campi d'azione.
COOPERAZIONE INTERUNIVERSITARIA NELL'AREA DEL MEDITERRANEO
L'internazionalizzazione dell'istruzione superiore è attualmente una priorità politica dei paesi più industrializzati. Lo scambio internazionale di persone e di conoscenze, condizione essenziale per migliorare la qualità dell'educazione e garantire una formazione adeguata delle risorse umane, accresce le attrattività del sistema europeo e la sua competitività a livello mondiale.
La realizzazione di azioni finalizzate a promuovere la creazione di uno "spazio comune europeo" dell'educazione superiore rappresenta l' obiettivo chiave delle politiche dei Governi del nostro continente.
L'importanza delle università nella società è strettamente legata alla qualità ed alla quantità delle collaborazioni internazionali che esse promuovono e realizzano nella salvaguardia delle specificità culturali e linguistiche.
L'iniziativa della Presidenza italiana, che sarà presentata in occasione della Conferenza ministeriale allargata "Creazione di uno spazio euro-mediterraneo dell'educazione superiore" (Catania, 7-8 novembre), si basa sui seguenti orientamenti fissati dall'UE:
"sviluppare le risorse umane e favorire la comprensione tra le culture e la vicinanza dei popoli nella regione euro-mediterranea" (Dichiarazione di Barcellona del 1995);
contribuire alla riforma dei sistemi d'istruzione e di formazione a livello superiore nella regione mediterranea (estensione ai Paesi MEDA del Programma TEMPUS);
assicurare una cooperazione più strutturata tra l'Unione europea ed i Paesi terzi ed una maggiore mobilità, al fine di promuovere il ruolo della Comunità europea quale centro mondiale di eccellenza per l'istruzione, la formazione, la ricerca scientifica e tecnologica;
confermare il ruolo primario dell'università quale luogo di incontro di culture diverse e quale istituzione aperta al dialogo ed al confronto tra differenti identità etniche, religiose e sociali;
riconoscere il valore del capitale umano nella nuova società della conoscenza e quindi il dovere morale e la necessità politica di contribuire al suo sviluppo nei Paesi terzi più vicini a noi.
ALTRE TEMATICHE
Nel quadro della continuità nella programmazione, la Presidenza italiana intende assumere ogni utile iniziativa ed intensificare gli sforzi per arrivare quanto prima ad un accordo con questo Parlamento per l'avvio nei tempi previsti dei Programmi Erasmus Mundus ed E-learning.
A tale specifico proposito, la Presidenza italiana ritiene che corrispondere all'obiettivo ambizioso di fare dell'Europa un polo di attrazione per studenti e docenti dei Paesi terzi richieda un coerente ed adeguato impegno finanziario.
Analoghe considerazioni valgono per il Programma e-learning, al fine di dare impulso alla formazione digitale e rafforzare la cooperazione transnazionale.
Inoltre, la Presidenza italiana, in continuità con quanto approvato dal Consiglio istruzione del 14 febbraio 2002 relativamente al piano di lavoro sugli obiettivi comuni, sosterrà tale processo in vista della prima scadenza per la presentazione del rapporto intermedio al Consiglio europeo nella primavera del 2004.
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