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Interventi
SALUTO DEL MINISTRO LETIZIA MORATTI ALLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEI BENEMERITI DELLA SCUOLA, DELLA CULTURA E DELL'ARTE

Roma, Palazzo del Quirinale, 14 dicembre 2004
Signor Presidente della Repubblica, autorità, illustri professori e artisti, cari ragazzi e ragazze,

ancora una volta vivo con profondo orgoglio e con senso di gratitudine questo momento altamente simbolico nel Palazzo rappresentativo dell'unità nazionale, alla presenza del Presidente della Repubblica. Quest'anno c'è una novità: per la prima volta abbiamo voluto riunire in un'unica cerimonia i benemeriti della scuola e quelli del settore università, ricerca e arte, in passato "separati" da due distinti momenti celebrativi.

C'è infatti un filo rosso che lega i diversi saperi con la scienza, l'arte, la tecnologia con la musica, con la pittura, con la poesia, la scuola con la ricerca scientifica. È il filo della conoscenza, nella quale competenze tecniche e scientifiche, creatività, emozioni si fondono armonicamente in un unico insieme.

Nel marzo 2000 a Lisbona, approvando l'obiettivo strategico di trasformare l'Unione Europea entro il 2010 nell'area economica basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo, i Capi di Stato e di Governo intesero porre le basi per una "società dei saperi" che avesse come finalità la realizzazione umana e professionale di ciascun individuo, la coesione sociale e la competitività dei singoli paesi dell'Unione.

Ecco quindi l'importanza dell'istruzione, della scienza, dell'arte e della cultura quali elementi fondanti della nostra società.

La società nella quale viviamo è carica di tensioni e apparentemente smarrita di fronte alle drammatiche emergenze che quotidianamente si ripropongono in ogni angolo del pianeta, ma in essa sono custoditi valori fondamentali capaci di innescare quei processi di rinnovamento che, guardando al passato, possono proiettarci nel futuro con speranza e fiducia.

Sono proprio le personalità che vengono oggi premiate dal Capo dello Stato a custodire questi valori. Accanto a loro vedo idealmente presenti migliaia di docenti, di artisti, di ricercatori, di professionisti che lavorano per il bene comune operando giorno dopo giorno con impegno e nel silenzio, protagonisti di un'Italia sempre capace di progredire e di rinnovarsi.

Sono qui presenti illustri esponenti della scuola e dell'università, che con saggezza e passione hanno dedicato la loro vita ai giovani, considerando l'insegnamento non come una professione ma come una missione;

ci sono autorevoli scienziati, che ritengono che la ricerca debba essere prima di tutto e soprattutto finalizzata a risolvere o alleviare i grandi problemi dell'umanità;

sono presenti, ancora, persone che hanno fatto della cultura, della letteratura, dell'architettura, della comunicazione e di tanti altri "saperi" un elemento che unisce i popoli;

c'è chi ha dedicato la vita intera a scandagliare i "segni" del linguaggio, inteso come elemento che lega in un flusso ininterrotto le epoche più remote della storia umana con l'oggi;

c'è chi ha dedicato il suo impegno a coloro che, nella sofferenza della malattia, cercano conforto e assistenza adeguata;

e c'è infine chi, attraverso il linguaggio universale della poesia e della pittura, ha saputo parlare alla mente e al cuore degli uomini e delle donne, al di là di ogni appartenenza politica, etnica o religiosa.

Oggi sono presenti anche 120 ragazzi dell'ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado partecipanti al "Progetto Giovani" promosso dalla Presidenza della Repubblica e dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (ai quali viene offerta l'opportunità di vivere speciali "giornate formative" dedicate alle istituzioni repubblicane ed europee, alla storia e all'arte del nostro Paese) e alcuni studenti finalisti delle Olimpiadi della fisica, della chimica, dell'informatica, dell'astronomia.

Vorrei rivolgermi proprio a voi, ragazzi, affinché sappiate cogliere da questo incontro il significato più profondo di una cerimonia che non deve rappresentare un mero rito celebrativo, bensì un importante momento di riflessione. Con il loro impegno e con la loro testimonianza gli artisti, i ricercatori, i professionisti qui presenti hanno dato un contributo importante per il progresso della nostra società. Una società sempre più complessa che chiede risposte concrete ai bisogni materiali e spirituali dell'uomo.

Al tempo stesso hanno dato un contributo significativo alla nostra cultura, intesa nel senso più nobile del termine, ossia come elemento che concorre alla formazione dell'individuo sul piano intellettuale e morale e all'acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società.

Prendete esempio da questi testimoni che hanno vissuto una cultura fatta di valori, una cultura che supera la divisione e la frammentazione tra i diversi saperi, collegando la pittura con le moderne tecniche del restauro, la musica con la tecnologia, le scienze sociali con la medicina. È di questa cultura che abbiamo bisogno, di una cultura al servizio dell'uomo e che sappia dare al nostro Paese, all'Europa, al mondo intero speranza e fiducia, aiutandoci a costruire una società nella quale vivere i valori più profondi, gli ideali più veri, quelli che superano distinzioni di razze, di religioni, di diverse tradizioni e che potranno garantire a tutti i Paesi democrazia, giustizia e pace.