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PEL ITALIANI VALIDATI - MODELLO PIEMONTESE PER BAMBINI
(Validato dal Consiglio d'Europa con il n. 26/2002)
viene promosso in Provincia di Torino nel giugno 1999 dal Provveditore Bertiglia;
viene applicato a partire dal marzo del 2000, a seguito di una prima formazione dei docenti;
viene validato dal Consiglio d'Europa il 9/3/2002;
si fonda sui Principi e le Linee Guida del Co.E.;
si riferisce esplicitamente ai livelli di competenza del Quadro Europeo Comune di Riferimento.
Essendo elaborato in collaborazione con il Bureau Linguistique di Torino, si ispira all'origine al modello elaborato dal C.I.E.P. di Sèvres, del quale conserva per alcuni aspetti la struttura, ma da cui si discosta via via per adeguarsi al contesto socio/ambientale e pedagogico/curricolare italiano.
Il P.E.L. piemontese si rivolge alla scuola elementare
per l'attenzione che questa riserva agli aspetti genetici ed evolutivi della conoscenza, della riflessione e della metacognizione;
perchè la formazione alla capacità di accertare e valutare le competenze acquisite deve prender le mosse dai primi anni della scolarità.
Le classi coinvolte, all'origine in numero di 48, sono formate da 940 bambini, di età compresa fra gli 8 e gli 11 anni, frequentanti le classi terza, quarta e quinta elementare.
Nella formazione del campione vengono presi in considerazione, oltre all'ovvia disponibilità ed affidabilità dei docenti, i seguenti criteri:
la rappresentatività delle situazioni socioculturali del territorio (comprese quelle più problematiche delle periferie cittadine, come dei comuni montani più decentrati);
il rapporto proporzionale fra le classi campione ( 26 di inglese, 15 di francese, 2 di spagnolo, 2 di tedesco, 3 di inglese e francese) e quelle in cui vengono insegnate le diverse lingue.
La dimensione sperimentale della ricerca, condotta in tali classi nell'arco di un triennio, risiede non tanto in un sistematico controllo delle variabili in gioco, quanto piuttosto nell'atteggiamento di base, volto a rivedere - se necessario - i criteri, le procedure, gli stessi presupposti di partenza.
Gli obiettivi della ricerca di natura interculturale mirano
ad alimentare la formazione alla cultura europea;
a formare all'uso di più lingue, comprese quelle minoritarie, considerato che
la pratica del plurilinguismo asseconda quella del pluriculturalismo, da intendersi come comprensione delle radici, delle caratteristiche, dei significati delle varie culture;
il bambino, tanto più è piccolo, tanto maggiormente è in grado di comprendere ed introiettare codici diversi.
Gli obiettivi considerati più latamente generali consistono nel conseguimento progressivo di quell'autonomia di giudizio che consente di prender coscienza, in ogni percorso formativo, dei livelli di competenza da cui si parte, dei traguardi a cui si mira, delle tappe superate e da superare, dei ritmi di apprendimento, delle difficoltà incontrate e dei mezzi usati per fronteggiarle, dei risultati conseguiti e di quelli da conseguire per realizzare i risultati attesi.
La ricerca intende verificare se, a quali condizioni ed in quali contesti il P.E.L. possegga i requisiti
della praticabilità in rapporto all'età dei bambini, al contesto socio/ambientale, al curriculum scolastico;
dell'idoneità a formare alla progettazione, alla gestione, all'autoaccertamento obiettivo e responsabile delle competenze acquisite;
dell'estensibilità ad altri livelli scolari e ad altri percorsi disciplinari e formativi.
La struttura del P.E.L. piemontese rispetta quella proposta dal Consiglio d'Europa: Biografia Linguistica, Passaporto delle lingue, Dossier.
Il settore della Biografia concernente le esperienze interculturali ("I miei contatti con altre lingue ed altre culture") si avvale di stimoli offerti da esperienze vissute a scuola e nell'ambiente di vita, delle quali il bambino è portato a conservare memoria. In non rari casi tali esperienze non si limitano a fugaci ricordi di viaggi e di incontri, ma investono il suo stesso tessuto esistenziale.
Ad esempio il corrispondere con parenti ed amici che vivono all'estero, in quanto discendenti degli emigranti del primo novecento, significa allacciare rapporti che non avevano mai coinvolto le giovani generazioni e mira a ricostruire tessuti familiari e generazionali.
Per questo motivo il Dossier è in generale la parte del P.E.L. che il bambino predilige, perché
lo considera una sua creazione;
riesce a gestirlo in autonomia;
lo esibisce se, quando ed a chi lo ritiene opportuno.
Il materiale che lo compone, reperito in varie occasioni, creato ex novo o rielaborato, è costituito in generale da documenti autentici che testimoniano competenze acquisite o richiamano esperienze vissute, ad elevato potenziale emotivo ed affettivo.
Un settore non meno coinvolgente del P.E.L. è rappresentato dal cosiddetto "disco di autovalutazione", attraverso il quale il bambino apprende progressivamente a compiere l'autoaccertamento delle competenze via via acquisite e si compone di:
4 settori o percorsi corrispondenti alle quattro abilità (ascolto, parlato, lettura, scrittura);
4 interazioni di abilità ( ascolto/parlato... ascolto scrittura...);
3 sezioni concentriche, corrispondenti ai primi tre livelli del Q.E.C.R. (A1, A2, B1);
3 descrittori per ogni livello, a carattere comunicativo/pratico.
L'uso del "disco", concepito in forma di bersaglio, consiste per il bambino nell'incollare, procedendo dalla periferia verso il centro, autoadesivi colorati in corrispondenza ai descrittori di una o più lingue, a mano a mano si rende conto di aver raggiunto una determinata competenza.
Una serie concatenata di schede lo orienta a "declinare" i descrittori in microdescrittori.*
Il Passaporto delle Lingue - a differenza della Biografia Linguistica che evidenzia prevalentemente la processualità degli apprendimenti - si presta ad indicare il livello di apprendimento delle competenze ad una determinata tappa del percorso di apprendimento.
Esso è costituito da 4 tabelle a doppia entrata, corrispondenti alle quattro abilità:
sulle ordinate si possono elencare, fino ad un massimo di 6, le lingue considerate;
sulle ascisse compaiono i sei livelli del Q.E.C.R., nell'ipotesi in cui un bambino plurilingue arrivi a padroneggiarne un numero superiore al consueto;
al conseguimento di una determinata competenza, il bambino può indicare la data dell'evento nella tabella di una delle abilità e nella casella di incrocio fra lingua e livello.
Il monitoraggio, rivolto agli insegnanti ed agli alunni, è stato effettuato attraverso incontri sistematici e visite in situazione ed ha coinvolto altresì, attraverso opportuni questionari, le famiglie.
Ne emergono punti di forza (la motivazione derivante dal "mettersi in gioco", la responsabilità di autovalutarsi, la formazione alla metacognizione) e aree di debolezza (limiti temporali e fattori di discontinuità dell'applicazione, fattori connessi alle procedure didattiche, come il privilegiare gli aspetti formali della lingua a scapito di quelli comunicativi e prassici).
In sintesi: imparare ad autovalutarsi significa acquisire la necessaria conoscenza di sé, ossia la capacità di mettersi in discussione, di governare la propria crescita, di far luce sulle proprie scelte, di porre le basi
dell'autostima, di abbozzare un proprio progetto di vita. Il bambino deve poter comprendere a poco a poco come l'apprendimento consista in un percorso continuo, sempre ricorrente, sempre superabile in vista di traguardi nuovi e diversi.
Le difficoltà mirano a conferire a tale percorso senso e motivazione: al di fuori di queste non c'è vera crescita.
Il modello di Portfolio è corredato da una Guida per l'insegnante
* Per informazioni:
glutorino@fastwebnet.it,
s.ressico@centrodlc.it,
r.ferrero@centrodlc.it
* per reperire le schede di autovalutazione:
http://www.centrodlc.it/ e sul sito del CSA Torino (Unità Territoriali di Servizio - CRT Lingue Comunitarie)
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